TRADUZIONE ITALIANA: - Il Becchino - La poesia di GALAKTION TABIDZE (1892 - 1959), il piu' grande poeta georgiano dell'ultimo centennio Becchino, tu dici che Quando uno muore nel mondo, nello stesso istante, la sua ombra la scordiamo tutti noi? No, non ci credo, mi hai già stufato, e smettila, per l’amor di Dio, con questo amaro sarcasmo! Il mese delle rose, maggio, una brezza accarezza l’erba fresca, una marea di fiori bianchi, come neve, giace sugli alberi. Il sole gentile lancia i raggi, avvolgendo nel calore le montagne e le pianure, l’intorno incantevole è ricamato di fiori. Non vedi, su quella tomba, come piange la vedova solitaria? Come sta bene alla giovane donna questo divina tristezza? Non era forse ieri che lei, straziata dal dolore, versava le lacrime, quando il suo amato salutava la fredda tomba? Anche oggi piange lamentosa sulla tomba, non trova pace di giorno, né di notte dorme... Viene qui e siede sulla fredda pietra sepolcrale, la sua bellezza divina è pervasa da tristezza. Scioglie i capelli, cade sulla tomba e versa lacrime senza fine, il suo pianto squarcia la mia anima, e mi duole il cuore! Ma cosa fare? Becchino, taci e ascolta... Senti? Senti come geme la donna stanca e infelice? - «Ch’io svanisca come nebbia, come visione notturna, non veda mai, io smarrita, pace e riposo, che il tuo volto mi graffi il cuore, dove io sia, come io sia, se non ti ricorderò, se mai ti dimenticherò!» Becchino, dirai ancora che quando uno muore nel mondo, nello stesso istante, la sua ombra la scordiamo tutti noi? Oppure, ecco, il becchino apre il cancello: un giovane uomo seppellisce la sua amata. Con il cuore spezzato, non si allontana, non abbandona il prezioso feretro... Un amore così si ripeterà mai? Infinita è la sua tristezza, infinita è la sua angoscia, ecco, dai suoi occhi scorrono lacrime calde... E giura: «Oh, che le mie ossa nella tomba si ribellino, che non scaldino la mia tomba i raggi del sole di primavera. ch’io svanisca come nebbia, come visione notturna, non veda mai, io smarrito, pace e riposo, che il tuo volto mi graffi il cuore, dove io sia, come io sia, se non ti ricorderò, se mai ti dimenticherò!» Becchino, dirai ancora che quando uno muore nel mondo, nello stesso istante, la sua ombra la scordiamo tutti noi? E quella donna di cui parlavo, viene di nuovo con i capelli sciolti, e si erge sopra la tomba indimenticabile come una visione. In mano ha un intero cespuglio di rose, ancora fresche, che porta per adornare la croce bianca della tomba. Oh, questa donna, probabilmente, appassisce, appassisce dal dolore come un fiore... Il suo volto è coperto di tristezza e il giallo si insinua... Poveretta! Anche sui suoi occhi ci sono tracce di insonnia - è sempre così, quando di notte le emozioni evocano ricordi. E ora? Dirai ancora che Quando uno muore nel mondo, nello stesso istante, la sua ombra la scordiamo tutti noi? E quel giovane che l’altro ieri ha seppellito la sua amata, non si allontana dalla triste e straziante sepoltura. Il suo volto è simile alla candela di miele e si scioglie, si scioglie come una candela. Guarda dall’alto l’indimenticabile amata, e dice parole di dolore... Anche sui suoi occhi c’è traccia di insonnia, di notti bianche - è sempre così, quando di notte le emozioni evocano ricordi. Becchino, dirai ancora che quando uno muore nel mondo, nello stesso istante, la sua ombra la scordiamo tutti noi? Oggi la donna, per caso, ha visto quell’uomo in lutto... Ha pensato: «Lui piange amaramente, come me. L’angoscia maschile è insondabile, è insondabile il cuore maschile, cosa non sopporta lontano dalla luce viva dell’amore»? Così dice lo sguardo della donna triste dagli occhi azzurri, forse questo sguardo silenzioso ha fatto palpitare il cuore dell’uomo... Così sa la compassione, e tu sorridi, come se tra di loro si tessessero davvero quei fili, per cui due cuori si uniscono per sempre... Ah, non ci credo, non è così nel mondo... Quando si accompagna con giuramenti il defunto fino alla tomba, il giuramento non si infrange fino agli ultimi giorni... Ascolta, becchino, tu non conosci il dolore umano: perché ridi allora delle mie parole come un pazzo? Beh, che importa se quell’uomo ha portato alla donna una rosa fresca e le ha sussurrato tristemente «Mi sono innamorato di te, abbiamo una tristezza comune, uniamo l’anima all’anima, sposami, donna, il mio amore è forte... È vero, entrambi abbiamo perso il nostri amati, ma il loro ricordo non distruggerà la tomba silenziosa. Scordiamoci del passato, così triste ed angoscioso, e viviamo una nuova vita, sposami, donna!» Aspetta, becchino, la risposta della donna, pensi che, se l’uomo ha dimenticato il suo dovere, anche la donna farà lo stesso? Penso di no, no... Non era forse ieri che ha sepolto il suo amato? Chi ride dell’ombra del morto? Chi scherza con l’ombra del morto? Ecco, vedrai come risponderà la donna al fastidioso pretendente! Ma la donna, Dio mio, abbassa timidamente la testa e sussurra: «Sono d’accordo, vivo solo per il futuro... Abbiamo un dolore comune, non ricordiamoci più del tempo infelice, sono tua per sempre... Portami dove vuoi!» Becchino, ora sì che puoi dire ciò che vuoi... Per sempre un uomo è sepolto da una lapide... Forse oggi quella coppia ha una dimora comune... Il tempo passa e nessuno di loro visita più il cimitero, nessuno pulisce più le tombe da polvere e erbacce, e tutte le rose e i fiori sono già da tempo appassiti... Riposate, riposate, ossa di esseri scordati!.. Nel vostro stato non c’è più posto per i ricordi dei vivi... Riposate, saldo e immortale è il vostro sonno... E che servono alle vostre tombe rose e vari fiori? O che utilità hanno le lacrime eterne, versate dai vivi per voi? Nessuna forza e nessun caso vi risveglierà dal sonno. Così è nel mondo - tutti vivono, tutti muoiono, e guai a chi già nella vita dimentica la morte... Ecco, di nuovo lutto: quei due che hanno dimenticato il destino amaro, insieme, nella bara argentata, il becchino li inchioda... Li inchioda e sorride in modo selvaggio... Lo sa, lo sa il becchino, come si fa, come si deve... Riposate, riposate, ossa di esseri scordati!... Il vostro stato, nel tempo del dolore, io l’invidio tanto..