Ciao Matteo, come sempre ottima _lectio_, al termine della quale, ci offri un interessante spunto di riflessione, chiedendoci: _"Quando l'arte è un prodotto industriale, quando l'arte è un prodotto per fare soldi, è ancora arte?"_ Istintivamente, anche se non è corretto secondo le regole del dialogo, risponderei con un'altra domanda: *Quando si fa l'amore con una prostituta, quando si fa l'amore per soldi, è ancora amore?* Per esempio: "Il pane precotto è pane fresco?" Ovviamente, no. Gli esempi sarebbero infiniti e conducono sempre alla risposta negativa. No _arte_ non ha nulla a che fare con _prodotto industriale_, sono antitetici. Ogni lemma identifica un concetto e di conseguenza _arte_ indica un concetto assai diverso da _prodotto industriale_, oserei dire diametralmente opposto. Essendo musicista, prendo la musica come esempio di arte: esiste una canzone (o un brano musicale) commerciale che abbia successo oltre il mese in cui, per accordi commerciali, viene fatta sentire in tutte le radio del mainstream ossessivamente? O per essere un po' più generoso, che vada oltre la stagione? Salvo rarissime eccezioni (che confermano la regola), non mi risulta, giacché la _musica commerciale_, scompare pressoché istantaneamente, al contrario della _musica artistica_ che rimane per moltissimo tempo nella memoria emotiva delle masse. Fra l'altro, mi risulta che anche nei secoli scorsi, molti tra coloro che sono considerati giganti della musica classica, scrivessero "opere" su commissione dei vari re e paradossalmente rispetto alla chiosa del paragrafo precedente (ma solo in apparenza), gli ascoltatori odierni (spesso per conformismo, indottrinati e influenzati dalla rilevanza sociale di cui gode la musica classica), ignari di ciò, le considerano opere artistiche. In conclusione, ritengo che solo l'ignoranza e l'ideologia neo-liberista (che contribuisce in maniera notevole alla diffusione dell'ignoranza, per meri scopi economici e di controllo), possano sostenere che un _prodotto industriale_ possa essere considerato _arte_. E l'esempio, lo troviamo in molti grandi magazzini, che mettono in vendita repliche industriali di quadri di grandi artisti, perché osservando una di queste repliche, non si prova niente che abbia minimamente a che fare con le emozioni e le sensazioni, che si provano osservando l'opera originale e i pensieri che scaturiscono sono completamente diversi. #buonavita...
Lei è veramente bravissimo! Studio architettura in Brasile e seguo i suoi video mi aiuta a capire la mia contemporaneità, e mi rendo conto che la mia difficoltà nel rappresentare o criticare il contemporaneo in fondo si basa su questo concetto della morte dell'arte, che non ha più oggi la capacità di veicolare questa volontà. Lei mi ha spiegato qualcosa di mio è le sono molto grato.
Tutto molto interessante =) volevo vedere come sarebbe riuscito a collegare i due nomi, l'interrogativo finale pone le premesse per un bel discorso e argomentazioni. Ammetto che mi mancano le sue lezioni.
Grande Hegel...! Inappuntabile nel suo sistema e, nella sua apparente astrazione, molto piú concreto di tante altre speculazioni concettuali presenti nella storia della filosofia.
Mi permetto di dissentire: leggiti ad es. "La società aperta e i suoi nemici" - del noto filosofo austriaco Karl Popper. Ne esce un quadro di Hegel molto, ma molto ridimensionato, per non dire peggio
"Se i bambini la cantano va bene così"; fantastico. La stessa risposta che do' ai brontoloni scandalizzati da Rovazzi (che non è arte). Ma non è che esiste una via d'uscita all'empasse della rappresentazione dell'assoluto in arte? Possono le "forme" riproporre il "mistero". come l'enigma della Gioconda o la fissità che tutto dice di Greta Garbo? Cage era arrivato a stabilire il fallimento del suono nei confronti del silenzio; ora secondo me questo fallimento potrebbe essere una salvezza dal tentativo follemente gigantesco di pretendere di trovare l'assoluto nelle forme "grandi2 invece di scorgerlo appieno dalla finestra di una cameretta (vangoghiana, magari). Non so, sono solo lcume mie idee, discutibilissime. Comunque l'arte si costruisce sempre (vedo citato bach in un commento, giustamente. E che dire di tutti i barocchi, come Vivaldi? per non citare il resto). Secondo me il mito romantico di arte ha compiuto molti delitti contro la stessa (tra cui l'istituzione dei conservatori, che in parte sono un po' la morte della musica). Inoltre, mentre l'arte "moriva" da noi, negli Stati Uniti nasceva il jazz (musica gastronomica per Adorno, che non aveva orecchie per leggere la complessità dei settetti o quintetti di Armstrong9. essendo musicante io e avendo a che fare con alcuni universi musicali contemporanei, posso dre che oggi col jazz avviene la stessa morte; la "classificazione" del linguaggio improvvisato e il conseguente rifiuto degli ascoltatori (son pochi quelli a cui davvero piace" quel che ascoltano, lo posso garantire). Stiamo traghettando verso altri lidi, perché ovviamente abbiamo sempre bisogno di percepire quell'afflato assoluto di cui tutti abbiamo bisogno. Anche se esce, surrogato e banalizzato, da una canzonetta industriale.
In quale libro posso leggere della interpretazione di Benedetto Croce sul tema morte dell'arte? Vorrei fare la tesi in Accademia sull'argomento e mi servirebbero delle fonti. Grazie :) Magari anche il libro di Hegel per favore.
Come al solito è un piacere usufruire dei suoi video professore! Mi sembra di capire che da una tale concezione dell'arte non poteva non nascere un conflitto artista-società per la reificazione dell'arte...Forse proprio in virtù del carattere assoluto della sua produzione l'artista non era affatto portato al dialogo con la società? Ciò ha portato il conflitto a non essere per niente risolto se non addirittura acuito ,no? Quindi non sarebbe opportuno parlare di concezioni dell'arte completamente diverse ,tipo "arte industriale,fatta per essere fruita da un pubblico largo" e "arte assoluta,fatta per i curiosi dell'assoluto" ? P.S:Spero che nonostante l'orario molto tardivo io abbia digitato qualcosa di sensato...
Penso di sì e penso possa anche essere,solo per fortuna, comoda per le mode del mercato, altrimenti potrebbe essere possibile ma nel privato e nulla di più.Inoltre nulla nega una ripresa a di tale modo di intendere e fare arte, anche solo come tentativo di "ribellione" contro l'assenza di certezza moderna (vd Bauman), per tentare di ritrovare significato ovviamente in maniera reinterprata per i nostri tempi.
Se osserviamo le espressioni artistiche odierne e dell'ultimo secolo (pittura, scultura, musica), possiamo notare che l'arte è , in questo senso, la ragione che torna a sé in modo "miserabile" e certamente non in modo assoluto. La condizione dell'arte moderna è quella della "miseria" dello spirito: è la ragione che rinuncia ad essere sé. Il trionfo non è quindi l'assoluto, ovvero la liberazione dall'alienazione, ma è la realizzazione e l'inveramento dell'alienazione, che è poi il nichilismo, li fallimento della ragione. Non sbaglia Hegel. il suo sistema conserva una validità; quello che va invece precisato è che il corso della storia non corrisponde a quello hegeliano (le cose sono andate in altro modo) , ma semmai al suo inverso: assomiglia ad una caduta dello Spirito. Ciò non soltanto dal punto di vista dell'arte (punto di vista che non va sottovalutato), in quanto è specchio dell'uomo. Ad una brutta arte corrisponde sempre ad una brutta Umanità, una brutta Storia, una brutta Ragione, ecc. Enzo
buongiorno prof. un chiarimento. Al 1:30 dici che la logica possiamo farla corrispondere all'autocoscienza della fenomenologia dello spirito (...) . E' così o forse la logica possiamo farla corrispondere alla coscienza? Grazie... sei bravissimo
buon giorno, sono una studentessa d'accademia interessata al discorso che stava formulando a fine video, il RAPPORTO TRA HEGEL, ARTE E DENARO/LUCRO. sto facendo una tesi su B. Thorvaldsen che fu rivale di Canova. Sto cercando di capire se, il fatto che egli prese il modello di produzione "in serie di opere d'arte" di Canova portandolo ad un livello "imprenditoriale", possa in qualche modo anticipare/essere precursore dell'arte romantica e alle correnti artistiche successive. in tal senso Hegel puó quindi spiegare questa connessione? potrebbe essere un collegamento tra l'arte neoclassica e quella romantica? sperando in una risposta o ancora meglio in un video, mi complimento per il canale.
Salve prof! grazie per l'interessantissima lezione! volevo chiederle, quando Lei dice "la ragione ritorna a se" vorrei sapere in quale senso va intesso "ritorna a se", se in senso letterale o in un altro significato. La ringrazio per l'eventuale risposta!
Grazie del benvenuto! È da un po' che seguo le sue lezioni mi sono molto utili, anche se non farò filosofia fra 2 anni, mi piace molto il suo modo di spiegare, sempre completo, comprensibile e mai banale!
Salve prof! Con molto piace la scopro soltanto adesso. Dove posso trovare il video sull'industria dell'arte e la Scuola di Francoforte che cita qui 20:33? Grazie!
Anche Picasso ha fatto i soldi con l'arte..."Guernica" ha una storia torbida. Ho paura che l'arte sia un industria già da parecchio tempo. Come sempre lezione utilissima. Le chiedo se può chiarirmi quando, all'inizio della lezione dice che possiamo far corrispondere alla logica l'autocoscienza della fenomenologia dello spirito. Forse voleva dire coscienza? Perché prosegue con: possiamo far corrispondere la fenomenologia della natura con l'autocoscienza. Ho immaginato che sia stato un lapsus.
Il romanticismo divenne animo ipertrofico, e con Hegel l'ipertrofia dello Spirito raggiunse il culmine. Un movimento che non poteva non esplodere o implodere, poco importa. Infatti Hegel, un ipertrofico per eccellenza, era convinto che lui avesse esaurito ogni discorso: vuoi sull'arte, sulla filosofia, sul metodo storico e sulla politica. Dichiarava senza falsa modestia che - "con lui la filosofia è ormai giunta al termine " (!) - E perché? Ma perché lui ha esaurito il discorso definitivamente: nulla più da aggiungere in merito; punto! Si passi ad altro. Idem per l'analisi del metodo storico, idem per la politica, idem per l'arte: persino quest'ultima, dopo di lui è destinata solo a morire; punto. Hegel aveva un animo e un opinione di sé assolutamente ipertrofica. Si riteneva una specie di ispirato Guru filosofico-teologico universale che dopo di lui avrebbe lasciato tutti silenti: più nulla da dire! È ovvio che preso (fin troppo) sul serio, Hegel finì per diventare il pensatore "mostro sacro" del otto-novecento, soprattutto in Germania, ma pure in Italia e Francia; molto meno in Inghilterra, perché troppo pragmatica, poco avvezza ai svolazzi pindarici. Purtroppo l'accademia italiana continua tuttora a dibattere tra fanatici kantiani o hegeliani: una specie di aut-aut dualistico, sebbene d'allora ne sia passata di acqua nel Tevere (!) Da rilevare invece che l'accademia germanica non menziona quasi più Hegel, se non in via incidentale, quasi vergognandosene. Nessun tedesco o quasi, oggi si dichiara ancora hegeliano - vorrà pur dire qualcosa.... In ogni caso, dopo gli immani disastri del Secolo Breve (!) si sgonfiarono subito sia Hegel, sia l'intero romanticismo tedesco: non ne rimase altro che il bel ricordo un po' immaginifico, ma ora visto col sorriso sulla bocca. E poi non capitò nulla di grave; soprattutto nulla di definitivo, come invece previsto da Hegel: l'arte continuò, ma su basi meno tronfie, molto diversa, profondamente rinnovata: dapprima col Dadaismo irridente d'ogni Assoluto, per giungere addirittura alla Pop-art americana, quella usa e getta. Il mondo postmoderno, a me pare - e per fortuna - si è liberato da ogni "Assoluto" , diventando forse sin troppo pragmatico-realista: quindi, niente più lirica strappabudella, niente più sinfonie solenni, niente più arte assoluta, niente più pensieri assoluti - il pensiero diventa addirittura "debole" (v. G. Vattimo); e non da ultimo: la fine di ogni retorica tronfia. Magari abbiamo perso qualcosa d'immaginifico-illusorio, ma siamo ritornati coi piedi sulla terra: è già molto. Segnalo in proposito, la bellissima canzone "Désenchantée" della cantante francese di enorme successo Mylène Farmer . Qualche anno fa celebrò, cantando allo Stade de France a Parigi davanti a oltre 80'000 giovani entusiasti (!) il DISINCANTO postmoderno universale, per ironia in modo "romantico", ipertrofico, solenne. Una danza sabbatica molto partecipata perché sentita (ha colpito nel segno!) che ha seppellito ogni ideologia, ogni tendenza o brama d'assoluto. Non perché ne fosse particolarmente felice, ma perché lo "Zeitgeist" è mutato di 180 gradi - quindi un solenne funerale andava pur celebrato PS: si può visionare qui su RU-vid: "Désenchantée" di Mylène Farmer allo Stade de France - ne vale la pena!
Può esserci una differenza tra arte greca e arte Latina? Nel senso che i latini avevano già intuito una sovrabbondanza del contenuto rispetto alla forma, con il cristianesimo
C'è un romanticismo pagano e un romanticismo cristiano; in quest'ultimo il contenuto è rovesciato dalla terra al cielo e non viceversa. L'arte attuale ha lasciato cadere completamente le categorie trascendenti del romanticismo cristiano, per approdare in una visione materica, barbara. L'arte muore dove muore la trascendenza nella storia, nell'umanità. In senso cristiano il momento triadico non è eliminazione, superamento in senso delle categorie immanenti, ma del mantenimento, della salvezza, che si può trovare solo nella trascendenza. Mettendo da parte la Trascendenza, restano solo rottami, spazzatura, il nulla...che, nel caso del moderno, è esattamente il contrario di quello che pensavano i filosofi romantici cristiani., ma, in un certo modo, anche di Hegel. L'arte moderna è anti-cristiana e, nello stesso momento, anti-hegeliana. Non è triadica, ma solo monotona, monolitica, anti-dialettica, anti-assoluta, ecc. Enzo
