11 aprile 2013 Sala Rossini Caffè Pedrocchi - Padova Ottavo appuntamento della rassegna "Filosofia come terapia", un progetto della Delegazione di Padova dell'Associazione Italiana di Cultura Classica.
Complimenti al Professore: lezione interessante e per nulla faticosa da seguire anche per chi non ne condivide l'impostazione. Lui stesso premette di non essere un fan del Nostro, e questo traspare anche da certe conclusioni. Per ragioni di spazio, poi, l'ultima parte della dissertazione è un pò tirata via. Ma la cosa importante è parlare di Heidegger, delle sue opere, della sua incredibile vitalità (lo ammette anche Berti) a oltre mezzo secolo dalla sua dipartita. Il Denken è oggi una facoltà umana largamente atrofizzata......
Berti analizza bene il concetto di paura in Heidegger. Ma per lo stesso Heidegger la paura rientra nella sfera intramondana del dasein. Fenomenologicamente la paura ha un oggetto. Il dasein è invece trascendenza dell'oggetto stesso. L'esserci è progettualità, è divenire, "progetto gettato". Il dasein rende la propria esistenza autentica grazie all'ANGOSCIA. Angoscia esistenziale, non paura. Ed è grazie all'angoscia, che trascende l'oggetto, e all'anticipazione della morte che l'eistenza diviene autentica.
Volpi è mancato 10 anni fa, non ci posso credere! Era giovane! Berti è un ottimo aristotelico ed è uno storico puro, non un filosofo (nemmeno uno storico della filosofia, che per alcuni già sarebbe essere filosofo). Non a caso banalizza molto i concetti heideggeriani di essere ed essere-nel-mondo, ma anche il logos...
e poi berti, dica le cose in modo completo - la paura è la possibilità esistenziale essenziale della situazione emotiva dell'Esserci in generale - ma non è l'UNICA - esiste anche l'Esser-ci come COMPRENSIONE - Quando legge Heidegger lo legga interamente
Heidegger solo con Aristotele,emozioni,ecc.? Altri poverini non hanno riflettuto ? Da Cartesio, Hobbes,Spinoza, Hume al tedesco austriaco non Hitler ma Freud
Fa ridere Berti che non ha colto la profondità di H. e si crogiola in un fallace piacere provando a correggere le scelte terminologiche del pensatore tedesco.