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Dunque, si parte dalle "compagne che sbagliano", esigua minoranza, casualmente al centro del circo mediatico, per arrivare alla cultura del "maschio, bianco, eterosessuale" privilegiato; quando basterebbe affrontare una causa di divorzio in un paese dell' europa occidentale per vedere che non è esattamente così. La letteratura accademica lascia il tempo che trova, soprattutto perché scritta in ambiti soft-science (e questo sarebbe un altro bel capitolo), e quindi viziata da un ambiente che è portato ad emarginare chiunque chi non la pensi in una certa maniera. La parità dei diritti non può essere tale se costruita da chi, come detto mille volte in questo video, condanna a prescindere una categoria, ovvero quella del "maschio, bianco ed eterosessuale". Quindi, malgrado il traballante assunto finale, nonostante questo sia il messaggio fatto passare da qualsiasi media con metodi da campo di rieducazione nord coreano, se siete per la parità dei diritti... non definitevi femministi.
Ciao Maura, mi capita spesso di seguire i vostri contenuti ed apprezzo molto il taglio degli approfondimenti: mi avete viziato abituandomi ad uno standard elevato, e ve ne sono grato, quindi non me ne vorrete se farò in questa sede qualche capriccio ispirandomi al vostro miglior standard e mi permetto di fare qualche osservazione su un tema, giustamente dibattuto, ma che non ha bisogno facili soluzioni. In questa occasione mi spiace assistere ad una schematizzazione semplicistica tanto da ignorare l'analisi del patriarcato come fenomeno antropologico e la relega a catalizzatore di tutto ciò che esiste di negativo nell'animo umano (sopraffazione, prepotenza, possessività, imposizione, violenza, discriminazione, ecc) ed a dispetto del titolo attribuisce al femminismo tutti i fenomeni positivi ponendolo di fatto all'opposto del maschilismo. Il patriarcato, che ha generato la cultura oggi identificata come maschilista, è il sistema sociale su cui si è spontaneamente organizzata la maggior parte delle società umane, anche quelle che non hanno avuto contatti tra loro e si sono sviluppate in modo autonomo. Viene facile pensare quindi che in base alle necessità del tempo la forma patriarcale della società fosse quella che meglio garantiva la prosecuzione della specie assicurando la conservazione delle risorse quindi dando maggiori garanzie alla specie. Lo scenario sociale è profondamente mutato a partire dalla rivoluzione industriale, sia nel rapporto fra i generi che nelle dinamiche dei nuclei famgliari facendo cadere di fatto l'utilità pratica del patriarcato. Il maschilismo in questo scenario è da inquadrare come residuo culturale del patriarcato che oggi non ha ragione di esistere: il femminismo, nelle sue forme moderate, è quindi da intendersi come una legittima rivendicazione della parità (e non ovviamente dell'uguaglianza dato che uguali non siamo) sottratta dal maschilismo, creando quindi un fenomeno dicotomico. Spero che mi vorrete sempre come vostro affezionato ammiratore malgrado questa mia opinione. Saluti Guido
ciao non sono d accordo sul maschilismo che sottrae. il maschilismo rivendica parita di diritti maschili. e ha ragione di esistere in quanto la società italiana e occidentale è femminista. quote rosa e entrate gratis in discoteca lo certificano.
Non capisco perché bisogna autodefinirsi femminista se si è per la parità dei sessi, visto che poi di cazzate le femministe in alcune frange estreme ne hanno dette, perché bisogna sempre darsi una definizione di stampo politico quando tutto ciò che è politico è distante dal proprio modo di essere? Non sarebbe meglio definirsi un "non sò" come diceva il grande Gaber?
Hai proprio ragione per quanto riguarda questa lotta naturale di parità di genere. Il problema è proprio culturale poiché non tutte le società sono gestite in questo e modo e non tutte le persone di sesso femminile si trovano in pace con queste lotte di parità. Non è facile uscire dagli schemi, non dico di comportamenti sessisti, bensì di quelli discriminatori che anche nel parlato si evidenziano a tal punto da caderci inconsapevolmente. In ogni modo, dobbiamo sensibilizzare e sapere che , di fondo, c'è un sistema di educazione che ha portato persone a pensarla in un modo e la colpa, seppur va data al responsabile, non è del tutto del responsabile. Lottare per condividere un qualcosa che naturalmente sarà evidente :) Ho un blog su wordpress" Il tocco angelico" e la pagina facebook " L'essenza dell'umanità" :) Ci tengo a condividere e sensibilizzare :D
Avevo intenzione di scrivere quello che alla fine del video hai detto, cioè che sono femminista. Tuttavia riflettendo su quello che hai detto in effetti io non faccio nulla per distruggere la cultura patriarcale per cui sono neutro o femminista? Di certo c'è che se non fosse evidente il maschilismo il femminismo non avrebbe senso di esistere, oppure sarebbe qualcosa di simile al maschilismo. Se proprio la devo dire tutta non capisco perché i figli devono portare il cognome del padre, capisco che è più pratico di avere due cognomi, il problema è che mi è capitato di costatare che alcune persone non ricordano il cognome della madre, come se avesse meno importanza la discendenza.
I figli portano il nome del padre perchè, dal momento che per definizione la madre è sempre nota e il padre no, in una società in cui si muore di fame, di malattie, di devastazioni e di guerre (ovvero il 99 per cento della storia) non puoi, come uomo, permetterti di crescere figli non tuoi. Il cognome del padre serve per dare all'uomo la sicurezza della paternità e di conseguenza la stabilità familiare, ecco l'origine :)
Dovrebbero chiamarla paritá dei sessi e non femminismo... Anche io avrei evitato di perdere un anno al militare e andrei in pensione due anni prima e avere gli stessi diritti femminili come genitore. Non ha senso inseguire solo i privilegi femminili, dovremmo uniformare il trattamento legale per ambi i sessi
