Grazie per aver parlato di questa cosa, penso che il danno subito dai ragazzi e dai giovani sia grandissimo e non ne parla nessuno. Io da ventenne ho sofferto molto la quarantena e le restrizioni, l'annullamento della socialità, il non poter andare in università. Ci sono stati rubati anni di giovinezza e quasi mi sento in colpa a parlarne perché mi rendo conto che questa situazione ha messo molto più in difficoltà altre categorie, anziani e personale sanitario per primi. Ma, come testimonia anche la cifra misera stanziata per i giovani dal recovery, continuiamo ad essere i grandi dimenticati. E fa abbastanza schifo
Idem, sto avendo la tua stessa esperienza, ed è terribile. Quest’ultimo semestre è stato atroce, ho vissuto momenti davvero bui in cui mi chiedevo se fossi riuscita ad arrivare all’anno prossimo. In questo credo che la mia psicoterapeuta e il medico da cui vado hanno davvero fatto la differenza. Racconto queste cose con le lacrime agli occhi perché mi sento così isolata e mi sembra che tutti siano così capaci di gestire questa situazione. Non capisco se però non ne parlano per paura di essere considerati “deboli” o per vergogna o per chissà quale altro motivo o se davvero stanno relativamente bene. Io di solito non ne parlo, penso che nessuno capirebbe.. eppure..
È comprensibile quello che provi ed è inaccettabile che non ne possiate parlare. Comprendo quello che dici, io mi sono trovata malissimo alle superiori e l’università mi ha salvato: è li ho capito che non ero sbagliata e che potevo avere degli amici, per cui comprendo il tuo dolore. Spero che fra voi coetanei ne parliate, probabilmente solo tra di voi potete veramente trovare comprensione reciproca.
I giovani dovrebbero lottare per conquistare la libertà! Come? Attraverso la conoscenza e la vera informazione. La vera informazione non é gratuita, va conquistata attraverso l'impegno e la volontà.
Grazie Andrea per queste tue parole. Sento le tue parole nella parte più profonda di me. In un periodo della vita in cui stavo cercando un senso, costruendo tassello dopo tassello un’identità, ecco che tutta questa situazione mi ha travolta in pieno.. e domande come: ma alla fine che senso ha vivere? Che senso ha la mia vita? Ma servo davvero a qualcosa? Sono all’ordine del giorno. Ci sono giorni migliori di altri, in cui queste domande non sono così presenti da annullarmi completamente, ma in generale la speranza manca (e non so dove trovarla).. il senso di abbandono è enorme.. grazie per questo tuo contributo!
Hai ragione! Una gabbia è una gabbia anche se dorata e con tutti i confort! L’idea di non poter decidere, di non poter usufruire più delle tue libertà personali fa male. Io ho 38 anni e mi sono trovata spesso, ultimamente , a pensare che forse la morte sia meglio di una vita tra quattro mura (anche se confortevoli). Sicuramente per un ragazzo è anche peggio. Già prima erano abbastanza alienati ora, lo sono di fatto. È vero che l’Italia è una società di vecchi e per i vecchi. Questo problema l’ha patito anche la mia generazione a cui non sono state date le giuste opportunità per crescere proprio da parte di chi avrebbe dovuto amarci: nonni e genitori. Nella situazione pandemica questo fatto si esprime al massimo grado. La scelta di vaccinare prima gli ultranovantenni e le persone in casa di riposo ne è lo specchio. Persone inattive che vivono in strutture in cui comunque tutto il personale è stato immunizzato, forse potevano aspettare, invece l’Italia ha scelto di far aspettare i ragazzi delle scuole , i gestori delle attività economiche, le persone che lavorano, i cinema ed i teatri ( ed ora si scopre che le dosi sono anche insufficienti!). L’ennesimo schiaffo in faccia a giovani ed a giovani adulti.
C'è un ambiente assolutamente inospitale in questo paese, a livello psicologico. Non c'è speranza per il futuro, non c'è meritocrazia nel mondo della scuola, del lavoro, della politica. Se non vieni premiato per il tuo impegno, che senso ha impegnarsi? Siamo in guerra: in guerra con il cambiamento climatico. Una guerra che gli adulti sottovalutano sistematicamente. I giovani sanno bene che il futuro non è certo, anzi, di certo c'è solo che il nostro pianeta è in pericolo, il nostro ecosistema vitale forse non esisterà piu' e ogni anno peggiora. Quindi, con questa consapevolezza, come si puo' non soffrire?
Tutto verissimo. Poco comprendo però del perché i ragazzi delle superiori e gli universitari non scendono in piazza a protestare per il loro diritto di vivere.
Io sono d’accordo e sono basita dal fatto che in questa pandemia ci si preoccupi dei giovani solo in riferimento alla scuola, che certo è un enorme problema ma non mi sembra il principale. Un ragazzo PUÒ comprendere che la scuola è troppo complessa da gestire e accettare di doverci rinunciare per un periodo vista la necessità , ma per accettarlo deve essere sostenuto e deve avere fiducia nei genitori, negli insegnanti, nel governo. Ed è proprio questo che manca: i ragazzi sanno che non si sta investendo su di loro e che quando tutto questo finirà, se finirà, si troveranno catapultati in un mondo del lavoro devastato, complesso, in cui solo i più forti ce la fanno. È questo il problema a mio parere. Gli adulti che si limitano a dare la colpa alla dad mi fanno ridere..
Purtroppo non è solo stupido....è cattivo! Sono i nostri figli , sono le fondamenta di quel mondo che avremmo voluto costruire quando li abbiamo messi al mondo.
a me sembra che l'epidemia abbia amplificato e esasperato delle fratture, delle rotture che erano già in atto. Sono aumentate le differenze economiche tra ricchi e poveri, quelle culturali tra chi aveva più strumenti e chi ne aveva meno. Anche per i ragazzi è lo stesso. In realtà non pochi ne sono usciti fortificati, curiosi, propositivi, grintosi, desiderosi di buttarsi a capofitto di nuovo nella vita e nella socialità. Di contro c'è chi sta soffrendo e si ritrova con le ossa rotte. I forti si sono rafforzati e i deboli, i fragili stanno cedendo. Non so come se ne può uscire