Grazie per aver ricordato il professot Vattimo,io non l'ho conosciuto come insegnante o filosofo ma in momenti lieti, quando festeggiavano il Natale tra amici.Non si parlava di filosofia (non avrei mai capito il pensiero debole)ma ci raccontevamo barzellette in piemontese. Era una persona squisita! Sono veramente addolorata anche perché era mio coetaneo e vedo ogni giorno sparire il mio mondo!Buona giornata professore e grazie .
Gentile Professor Saudino, mi addolora sentire che questa è la nostra modernità filosofica (cogliendo anche la tristezza nelle sue parole), che ha abdicato all'economia. Una filosofia che sembra essere priva dello slancio della passione del Noi (del vivere felici insieme) e così non ci può essere un Noi e ancor meno ci può essere un Noi giusto, se c'è un Essere precario; per questo la ringrazio di cuore del suo impegno, che instilla la passione per l'Essere, che ci rimanda all'Idea di Essere, del Giusto, del Bello e del Vero. Buona vita! Sonia
Grazie per il ricordo del professore e per ricordarlo per la sua tolleranza di stampo di ragione filosofica . Mi chiedo talvolta se il carattere del pensatore modella il suo pensiero o è il mondo a trasformarlo.
tolleranza che spesso scadeva nell'indifferentismo: una notte in cui tutte le opinioni sono buone e una vale l'altra, come le vacche nella notte. Ma non facciamo polemica, oggi è il giorno del dolore
Buonasera professore. Mi unisco al suo commosso ricordo del prof. Vattimo. Anche per me il filosofo torinese è stato un punto di riferimento importante durante i miei studi filosofici universitari. Mi viene da dire questo, per contribuire al ricordo di Gianni Vattimo. Ho sempre trovato appassionante e suggestiva la sua lettura della società contemporanea quale emerge dai saggi come "La fine della modernità", "La società trasparente", "Nichilismo ed emancipazione"; trovo più problematica specialmente dal punto di vista teoretico la sua nozione di oltrepassamento della metafisica (già si dovrebbe discutere su cosa intendesse Heidegger con il termine Uberwindung der Metaphysik), mi viene da chiedere in quale direzione questo oltrepassamento e se è possibile (il prof. Enrico Berti ha sviluppato una critica di questa idea di Vattimo in un capitolo del libro "Le vie della ragione"); terzo aspetto del pensiero di Vattimo anch'esso problematico, il suo rapporto con il cristianesimo e la religione cristiana cattolica. È compatibile e credibile la sua interpretazione del messaggio cristiano declinato soprattutto attraverso la nozione di kenosis e la sua vicinanza in tal modo a una prospettiva di pensiero debole e la sua compatibilità quindi con un cristianesimo che privilegia più l'aspetto umano della figura di Cristo e un privilegiare quindi l'aspetto più umano e meno dogmatico e trascendente del cristianesimo cattolico soprattutto? Grazie per i suoi approfondimenti prof. A risentirla.
secondo me esitono ancora delle verità forti ed assolute senza togliere nulla al pensiero del filoso mancato, come lo scopo della vita che è secondo me quella di continuare a migliorarsi, noi come uomini stiamo attraversando un periodo tormentato ma è solo un processo che ci porterà ad essere migliori
È molto audace questa cosa ,ma in un mondo così tiranno , che fa continui parcondicio di parola,si mantiene sempre riguardo per la pace del vivere. Per questo viva sempre il nostro verde del mare e ,non quello quello degli alberi di bassa lega🎶☀️🙂. Buona giornata
Purtroppo viviamo in un mondo dove si crede ancora alla moltiplicazione degli gnocchi. Vedo in questo ancora del pensiero bello forte, penso che l'uomo non possa smettere di essere un'animale metafisico.
"Moltiplicazione degli gnocchi" = pensiero stupendo. LOL. Non tutti gli uomini gradiscono essere metafisici. Gli animali, invece, ne ne sanno e si interessano di ontologia ? Cordiali saluti.
L'uomo è onnipotente da sé. No ha bisogno di false rivelazioni costruite (in cucina) le quali hanno la presunzione di renderlo pure autore di sé stessa onnipotente prepotenza.
Grazie Prof, come sempre riesce ad utilizzare un linguaggio chiaro e lineare anche quando si tratta di spiegare uno dei capisaldi filosofici italiani più complessi di sempre. Da studentessa di filosofia mi permetto di offrirle un consiglio: sarebbe magnifico se si riuscisse a portare Vattimo nei programmi di liceo. Credo che la scelta di portare la filosofia contemporanea a scuola sia molto interessante e possa far nascere spunti di riflessione per niente scontati negli studenti. C’è bisogno di cambiamento nei programmi di filosofia al liceo! Detto ciò, la ringrazio per le sue magnifiche parole.
Un Ultimo Uomo e grottesco sofista informe che ha parassitato sul fuoco di creatori come Nietzsche e Heidegger, riducendoli alla pulcesca misura del normie progressista, distorcendoli. La sua fine meschina è il simbolo del suo 'pensiero' parassitante. Non c'è alcuna complessità: si chiama 'Morale degli Schiavi'.
E dunque il pensiero debole è in realtà molto più forte di quanto l'aggettivo debole descrivi. Gente ha parlato di Vattimo e del pensiero debole che, si capisce, bastava si ritagliassero 15 minuti per ascoltare questo intervento per dire meno assurdità. Grazie prof, è sempre un piacere.
interessantissimo, non conoscevo il pensiero di Vattimo, "il pensiero debole". Sembra che il pensiero di Vattimo sia alla base per descrivere l'attualità dei social. Bisogna sperare in una resurrezione della metafisica, perché il senso debole sfocia in nuovi assolutismi (l'efficienza del mercato). Il pensiero debole di Vattimo è alla base dell'odierna irrilevanza della politica.
Caro Professore.... Io definirei il pensiero debole di Vattimo come il pensiero più importante e fondamentale dei nostri tempi. La ricerca scientifica, le scoperte sull'Universo, la meccanica quantistica riducono la ricerca del senso della vita all'unica risposta possibile : noi abbiamo il dovere di preservare la specie umana, perché a differenza degli altri esseri viventi non ci adattiamo alla Natura ma viceversa. È questo il nostro scopo, così come lo è quello di tutti gli esseri viventi, piante ed animali. Quando capiremo che il nostro Essere non ha nulla che implichi un senso della nostra vita individuale, allora potremo dire che saremo una specie destinata a un successo evolutivo. La nostra supponenza di essere diversi dagli altri si basa sul fatto che noi contempliamo ed abbiamo paura per la nostra vita. Lo sviluppo economico e il mercato si rivolgono ESCLUSIVAMENTE ai fabbisogni dei singoli e vanno quindi contro alla nostra sopravvivenza. Saluti
La teleologia dell'esistenza umana è quella di ogni altra forma di vita; sarà qualcosa di estremamente "rustico" ma c'è. Tale teleologia è rimasta iscritta nei codici etico-morali dei popoli della terra in modo più o meno diretto e scompare non già per via della "morte di Dio" ma al favore dello sprofondare nell'alienazione meccanizzata. Le possibili visioni del mondo non si sono moltiplicate: sono state taylorizzate.
Professore, grande analisi per ricordare un grande uomo! Mi chiedevo se potesse approfondire con una serie di video su Vattimo, sia sulla sua filosofia, sia sul fatto particolare di come riusciva a sposare la sua filosofia con il fatto che si diceva cristiano
La Verità o l'Essere, in quanto tale non ha relazione con alcunché se non con se stessa, Aristotele l'aveva chiamata " Pensiero di pensiero" definendo dio, essendo assoluta, priva di determinazioni, perché se si relazionasse non sarebbe ciò che è ma sarebbe un ente, doxa. Gianni Vattimo, come altri filosofi contemporanei, ci ha liberato dall'illusione di un cammino verso la verità assoluta, verso un fine ultimo Vero, e anche,come nel pensiero di Severino, di "essere già da sempre nella Verità". Il nostro mondo invece, come dice anche Gennaro Sasso, non appartiene alla verità, nella quale c'e' altro che verità, ma è aperto alla " doxa" che insieme alla ragione dobbiamo seguire, corregendoci continuamente con il nostro pensiero critico,, "navigando a vista" e dimenticandoci di ogni illusione o verità metafisica che illumini il nostro cammino o ci conduca ad essa.
Mi dispiace. Purtroppo non ho mai approfondito il pensiero di questo filosofo l'ho conosciuto prevalentemente tramite qualche sua lezione e conferenza qui sul web e un pochino tramite la televisione, spero prof che ci porterà altre lezioni su questo pensatore.
@@ipazia4287 non sto dicendo che non hai ragione su *adesso* ma anzi, volevo mettere una punta di speranza sul fatto che possono anche inventarsi discriminazioni su tutto... ma poi l'intolleranza in questione viene sempre soppressa. Ed è una delle poche cose dove le religioni(non parlo delle teocrazie ma delle religioni e dei loro insegnamenti reali) e la scienza si son sempre trovate d'accordo. Questo volevo fare... anche perché la tolleranza da sola è come dire "atomo", hai detto tutto e niente. L'etica della tolleranza insegna invece che bisogna studiare e capire perché ci sono queste intolleranze e smantellarle una ad una.
Forza e debolezza, al pari di luce e buio sono due condizioni del reale. Ma forza e debolezza sono molto di più perché rappresentano due categorie storiche. La forza è l'elemento attivo, l'unico, la debolezza è quello passivo, ed esiste solo come mancanza del primo, esattamente come il buio non esiste che per la mancanza della luce. Ma c'é un altro fattore essenziale: il quantum di forza esistente rimane sempre inalterato e chi vi rinuncia sprofonda nella debolezza, mentre quella forza oggetto della sua rinuncia si trasferisce interamente ad altri, e a lui non resta che servire. Speriamo che questo "pensiero debole", espressione solo della nostra ottantennale estenuazione, scenda presto nella tomba, insieme a questo suo pur geniale difensore.
Pensiero debole... tutte le persone razionali hanno capito la caducità dell'essere e delle idee. Coloro che hanno propugnato il pensiero forte, a partire dai metafisici lo hanno fatto per appoggiare tendenze non sempre positive quando non terribili disastri, posizioni spesso funzionali a qualche regime, sia politico che religioso.
Buona sera. Vorrei ricordare che la storia del cristianesimo nulla ha a che vedere con il suo significato più profondo, il quale non è legato alla sua storia temporale in sé, bensì alla rivelazione di Gesù Cristo. Questo è il senso al quale attinge chi si riconosce cristiano, questa è per esso, la verità ultima ed immutabile, sub specie eternitatis. Un salutare cenno. Questo: PM
Il pensiero non è debole, debole è l'umo che lo percepisce tale " gli antichi distinguevano ancora fra ratio e intellettus, fra una ragione nel suo rapporto con ciò che è empirico e fattuale ed una ragione che penetra negli stati più profondi dell'essere. Adesso resta soltanto la ratio nel senso più limitato. Soltanto il verificabile nell'esperimento, sarebbe ragionevole; la ragione si riduce a quel che si può verificare con la sperimentazione. Tutto il campo morale e della religione rientra così nell'ambito di ciò che è "soggettivo", esce fuori dalla ragione comune. Religione e morale non appartengono più alla ragione. Non c'è più un criterio "oggettivo", comune della morale. Questo non viene visto come qualcosa di particolarmente tragico per la religione: ognuno sceglie la sua. Ma ciò significa che essa viene considerata come una forma di ornamento soggettivo, eventualmente con utili motivazioni. Nell'ambito della morale si cerca di ritrovare regole comuni. Ma se tutta la realtà è solo frutto di processi meccanici, essa non porta in sé alcun criterio morale. Il bene come tale, che ancora stava a cuore a Kant, non esiste più. Buono è soltanto "ciò che emeglio di", disse una volta un teologo morale ormai scomparso. Se così però, non esiste neppure qualcosa che è sempre male. Il bene è il male dipendono allora dal calcolo delle conseguenze. Ed è proprio così che si sono regolate le dittature ideologiche: in certi casi, se serve alla costruzione del futuro mondo della ragione, uccidere persone innocenti può risultare buono. In ogni caso la loro dignità assoluta non esiste più." Benedetto XVI discorso in occasione del sessantesimo anniversario dello sbarco deli alleati, 2004
Vattino ha terminato la vita nella fatalità della dichiarazione UNESCO che assegna le rovine di Gerico alla Palestina. Per la rabbia, Israele lancerà razzi vs i Qassam ?
Al minuto 7 10 lei parla di un Essere precario , ma non e´ allora quello che gia´ Aristetele affermava lo scrivo in greco perche´ e´ molto bello : "pollachis leghestai to on" vale a dire "L Essere si dice in molti modi". Molti modi , dunque non un unico e certo modo !
Inoltre , vorrei ricordare queste parole , lette nell articolo dedicato da Lucrezia Ercoli sull Unita a Gianni Vattimo : " “La filosofia, da sempre, per me deve essere utile, è strettamente intrecciata alla vita”, questo era l’importante. Seguiva la massima di Goethe che Nietzsche cita nel suo Sull’utilità e il danno della storia per la vita: “mi è odioso tutto ciò che mi istruisce soltanto, senza accrescere o vivificare immediatamente la mia attività” . E´ cosi che concepivano la filosofia gli antichi greci delle scuole postsocratiche , un mezzo per insegnarci a vivere .
Buongiorno. Furio Colombo: “Spiegava pensieri complessi con la semplicità di una fiaba”. Pezzana: “Fu un cattivo maestro”. Nella dolorosa circostanza, Pezzana (pro-Israele) non sa rivelarsi umano in memoria di Vattimo. Vattimo F.U.O.R.I. come Pezzana, e pro-Palestina. Pezzana lo intende "cattivo maestro" a causa della divergenza di opinione ? Cordiali saluti.
La critica - nei giorni di cordoglio per Vattimo - "un cattivo maestro", il Pezzana lo ha pubblicato sulla rivista online "Mosaico" della comunità ebraica milanese.
Puoi postare l articolo di Angelo Pezzana , io non sono riuscito a trovarlo . Pezzana e´ stata una personalita´ molto importante , fondatore del FUORI . Ho letto una sua dichiarazione dove chiama Heidegger "il filosofo di Hitler" , ma questo e un punto di vista troppo semplicistico !@@ipazia4287
Del FUORI l'ho già menzionato idem Vattimo, membro. *Il mio focus-on* *contro Pezzana,* è che l'ho ha pubblicato sul quotidiano online della comunità ebraica nei giorni del cordoglio. Cattivo Pezzana .@@michelepanizzi3797 p.s.: intuisco che sei privo di sensibilità nella circostanza avendo tu, peraltro, fatto altro paragone fuorilluogo nel contesto.
Sarebbe stato opportuno forse fare riferimento per differenza al pensiero dell'altro grande filosofo italiano Severino che si pone invece dalla parte della metafisica intesa come verita' ultima della realta', i quali due grandi si sono confrontati su questi temi (c'e' un bel video che invito a guardare). Mi domando d'altra parte senza una vera metafisica ed ontologia che ne resta della filosofia e forse anche dell'uomo.
Mi viene da fare una considerazione: ma come si fa a pensare che la ragione umana, che il professor Vattimo ha definito debole, possa pervenire alla certezza inscalfibile dell'esistenza, anzi della preesistenza di un logos, di un motore immoto. Io scelgo di credere e comprendo chi sceglie di non farlo, ma, esattamente come il secondo ci troviamo di fronte a una scelta che è talmente microscopica di fronte ad un'esistenza al di fuori di tempo e spazio, da far quasi ridere. Come dico sempre "Dio non ha bisogno di noi per essere ciò che è", e questo è un principio che vale per la religione cristiana quanto per altre grandi religioni monoteiste. La teleologia di quelle politeiste o animiste, o entrambe, come nel caso dell'induismo, seguono traiettorie diverse anche se Origene ci ricorda che l'Arkè ha disseminato un po' in tutte le religioni "oi logoi spermatikoi", dei semi di verità che indicano in modo non immediato ma percorribile, la strada che ci conduce a lui. Un esempio sono i molti eremiti e padri del deserto che si sono posti costantemente la domanda: "che prego a fare se con la mia mente vago altrove?" La risposta è che nella preghiera non è l'orante a "condurre le danze", al massimo, pregando, si limita a lasciare aperto un pertugio nella sua essenza, mediante il quale l'arkè gli si manifesta. Attenzione, la manifestazione dell'Arkè, nel mio caso del dogma trinitario, non significa andare dietro agli esaltati che dicono di parlare con Dio, La Storia è creata dal padre, redenta dal figlio e guidata dallo Spirito Santo...ma questa guida non è un insieme di regole e codici da applicare alla lettera per andare in paradiso. Siamo seri, suvvia. Già nel vangelo di Giovanni è scritto "lo Spirito soffia e non si sa da dove viene nè dove va". In conclusione avere fede significa accettare la propria debolezza e la debolezza del proprio pensiero di fronte a un trascendente che non si può capire e di cui si può scegliere di accettare quello che il Cristo ci ha svelato di lui: ovvero che ha l'atteggiamento comprensivo di un Padre Buono e la tenerezza di Madre (per l'esattezza si parla di Rahèm che sono le viscere, l'utero della madre, a simboleggiare la profondità con cui l'Arkè ci ritiene suoi figli). Ah, dimenticavo, non mi sto candidando per diventare il prossimo Santo 🤣🤣🤣
Ma è proprio ciò che diceva Vattimo, che era cristiano!😊 Lui diceva che credere in Dio non era un atto di ragione ma che andava al di là della ragione, come in Kierkegaard. Solamente il professore ci mette in guardia da chi crede di avere la verità in tasca
@@ranasedia600 ti dirò di più: per me credere non è nemmeno una scelta perché tu puoi scegliere ciò che conosci, se accettiamo poter definire un processo cognitivo qualsiasi forma che esuli dal semplice raziocinio. Detto questo non conosco il pensiero del professore Vattimo (a cui auguro di trovarsi in Paradiso a cantare stornelli romaneschi insieme a Platone e Aristotele) con la stessa profondità del professore Saudino, ma il mio intervento era stato motivato dal fatto che ho colto, da parte sua, un modo elegante di tirare per la giacchetta il suo professore, lasciando intendere che il pensiero debole abbia come sbocco l'impossibilità di credere, condannando l'uomo a un grigio ateismo o, nel migliore dei casi, a un altrettanto grigio agnosticismo; due posizioni che, detto per inciso, presuppongono anche esse un approccio fideistico
Io, non credente, su questo argomento mi faccio forte del pensiero di un francescano, Guglielmo da Ockham, secondo il quale a Dio si perviene escusivamente attraverso la Fede, escludendo la Ragione, strumento per ampliare e ridefinire la conoscenza secondo prrincipi propro dell ' uomo. Nominalismo
@@claudiofasolis5149 interessante spunto ripreso più e più volte dalla quasi totalità dei teologi. Io vi colgo più di una ragione di riflessione a partire dalla definizione ortodossa per eccellenza di Dio, "oi Trisaghion" che tradotto molto schematicamente suonerebbe come "il tre volte completamente altro rispetto al conoscibile" dove tre volte indica la perfetta totalità. Essendo il trascendente così perfettamente distante anche dall'uomo, qualsiasi metodo per arrivare a Dio non porta da nessuna parte. Anche quando sentiamo dire che l'amore che Dio prova per il suo creato è incommensurabile, a mio parere, stiamo già umanizzando un sentimento divino, per il semplice fatto che non abbiamo un parametro tangibile di cosa sia un amore perfetto. Tutto questo per dire che a Dio non ci si arriva né con la ragione, né con la fede. Al massimo a Dio, e alla sua ineluttabilità amorevole e perfetta, ci si arrende, per il semplice fatto che non sono padrone del Trascendente, il quale esiste in comunione amorosa con se stesso, indipendentemente dal fatto che io ci creda o no
non potrò mai capire un filosofo. Dissoluzione della metafisica=non credere più in dio? Tutto qui? E l'essere, l'esseci, e tutto il resto della coniugazione del verbo che... diventa fluido = ognuno fa un po' quel che cavolo vuole? E mi si dice che sono stati scritti tomi per esprimere questo concetto cui Vattimo, e predecessori, avrebbero dedicato gli studi di una vita?
La consumazione della metafisica ha a che vedere con il fatto, che l'ideologia del progresso ha per sua natura sempre più necessitato di smobilitare qualunque concettualità o credenza che fosse centrata su qualcosa di immutabile e quindi si ponesse come ostacolo. Con la rivoluzione scientifica, si instaura una ideologia che passa dall'idea di una verità eterna da contemplare, ad una verità scientifica che bisogna conoscere, per dominare la realtà. Come sosteneva Francesco Bacone, il "Sapere è Potere" e la tecnica diventa sempre più l'aspetto dominante del nostro rapporto con il mondo dove la verità non interessa più tanto, ma conta solo la funzionalità della teoria che ci permette di porre in atto il dominio. Questa consumazione della metafisica alla fine investe anche le stesse ideologie del progresso, da qui la fine delle "grandi narrazioni" secondo cui la storia ha un senso e procede verso un avvenire glorioso, come quelle religiose occidentali e marxiste, facendo esplodere il nichilismo come status esistenziale dell'umanità. Il post-moderno paradossalmente non viene dopo il moderno, ma è come se il tempo storico si fosse attorcigliato su se stesso e si fosse bloccato, in un cortocircuito che alimenta il capitalismo e le sue pratiche consumiste fondate sulla tecno-scienza e soprattutto sul nulla. Secondo me non è corretto dire "morte della metafisica" in quanto non possiamo mai veramente uscirne, perché abbiamo sempre bisogno di qualcosa di stabile, permanente che stia sotto e rende possibile il divenire. Già dire che il divenire è l'unica realtà, significa già fare metafisica, perché è fare del divenire stesso un aspetto immutabile. Consumazione è più corretto perché un processo infinito di smobilitazione di tutto ciò che è concepito come permanente. Così noi da cittadini, diventiamo consumatori che consumano e sono consumati, in quanto merci. Il pensiero di Vattimo opera in questa situazione cercando di stare a galla, un "pensiero debole" che rinuncia ad ogni immutabile dato che tutto è interpretazione, in quanto senza fondamenti metafisici. Naturalmente è un pensiero più sofisticato, in quanto ogni interpretazione è possibile in quanto siamo sempre dentro ad un codice che ci permette di decodificare ed interpretare, tale codice però non è più qualcosa di stabile e metafisico ma culturale, cioè qualcosa che cambia nel tempo e nello spazio storico-geografico. Su questa base, Vattimo tenta di demolire le pretese colonialiste tipiche dell'occidente, aprendo ad un dialogo democratico tra le diverse culture.
Con il nichilismo e questa sua mite reinterpretazione del pensiero debole l'uomo moderno ha perso importantissimi riferimenti con cui capire ciò che sta fuori di sé. Ha perso però soprattutto l'indispensabile chiave di lettura che fornivano i differenti sviluppi del pensiero metafisico al continuo tentativo di comprendere le proprie più profonde e reali istanze che ne caratterizzano la sua natura ontologica. Questa filosofia non contribuisce che a fare perdere speranza persino di avere speranza; Ci fa sempre più prendere gli avvenimenti che caratterizzano le nostre brevi esistenze terrene con fatalismo e rassegnazione e non funge ne da riferimento normativo, ne da scienza conoscitiva. Questi pensieri così deliberatamente vuoti di contenuti e di riferimenti inducono l'uomo moderno a comportamenti sempre più animaleschi caratterizzati dalla ricerca della gratificazione sensoriale fine a se stessa da dare in pasto all ego dal momento che il "se" junghiano sembra essere stato divorato nella frenesia alimentare indotta da un consumismo cinico ed insensato.
Buongiorno. Hai scritto: "La ricerca della gratificazione", "uomo moderno comportamenti sempre sempre più animaleschi", "che non funge da riferimento normativo". "consumismo cinico e insensato". Ecco: *Metafisica cristiana, riferimento normativo di tutti i giorni* Inaugurato il nuovo centro commerciale “Caput Mundi” in Vaticano, lo shopping del lusso. Cordiali saluti. p.s.: nei secoli dei secoli, con l'ontologia cristiana si è formato il comportamento animalesco dell'uomo. Non è colpa del "pensiero debole." Cordiali saluti.
Ottima idea richiamare le stesse parole di Vattimo per spiegare in cosa consiste il pensiero debole. Pienamente d'accordo sull' inesistenza di verità metafisiche e dunque di verità ultime ed un essere assoluto. Alcuni però ho l'impressione che distorcano questi sani concetti dicendo che non esistono fatti ma solo interpretazioni. Questa mi pare una forzatura e suppongo che non sia opera di Vattimo. Qualcuno che conosce questo filosofo può confermare?
Svuotato dell'elemento della lotta sociale Marx sparisce...la lotta è sempre difficile,mai scontata,mai predeterminata in partenza..Marx è molto più vicino a Darwin di quanto sia vicino ad Hegel...Marx salutò con grande entusiasmo l'opera di Darwin sull'evoluzione delle specie..per Marx la società si evolve per selezione naturale..senza obbiettivi prestabiliti o fini..esistono necessità, interessi, rapporti di forze,Per Marx la specie sociale evolve o involve..può anche estinguersi..esiste una struttura fondamentale e indipendente dalla volontà e persino dalla consapevolezza degli uomini..questa struttura è determinata dalla necessità degli uomini di produrre e riprodurre la propria vita materiale..si articola nello sviluppo delle forze produttive e dei rapporti sociali di produzione...in modo tendenziale,dialettico e assolutamente non meccanico ..la struttura determina la sovrastruttura..la quale è l'insieme eterogeneo di usi,costumi, consuetudini,mentalità, tradizioni,religioni,filosofie,organizzazioni sociali e politiche..tutti questi sono fenomeni che han dinamiche autonome e risentono del fattore soggettivo dei gruppi e dei singoli..dei loro pensieri, delle loro emozioni,della loro creatività, delle loro speranze..Marx non nega e non riduce questa parte fondamentale degli uomini..Marx osserva come in ultima istanza e per necessità, come per gravità.. la struttura in fine si impone e seleziona tutto il resto.
Salve professore, perdoni la domanda magari ignorante, ma come risolvono i teorici del pensiero debole, Vattimo e altri, la contraddizione logica dell'affermare che non esiste più una verità assoluta, cioè di fare un'affermazione assoluta che nega che sia possibile fare esattamente quello che si sta facendo? Grazie se vorrà rispondere.
una grande mente a parte il suo amore per Heidegger 😮💨😮💨. Mi ha fatto malissimo vedere un video su you tube dove dialoga dandogli ragione con Fusaro, ma glielo perdono.
@@ranasedia600 hai scritto: "apri un libro di..... prima di parlare." Esempio di utopia nella applicazione di "etica della tolleranza" invocata da Vattimo.
