Bellissimo e coomovente discorso! Grande dimostrazione su come sia possibile muovere le masse: la parola, il logos, la voce, la retorica e l'enfasi. Se prima Shakespeare godeva già di fama immortale, ora Gassman lo ha reso ancora più immortale e degno di onore. Se già Gassman godeva della sua gloria immortale, Shakespeare gli ha concesso ulteriore immortalità.
Ecco il testo: Ascoltatemi amici, romani, concittadini… Io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che l’uomo fa vive oltre di lui. Il bene sovente, rimane sepolto con le sue ossa… e sia così di Cesare. Il nobile Bruto vi ha detto che Cesare era ambizioso. Grave colpa se ciò fosse vero e Cesare con grave pena l’avrebbe scontata. Ora io con il consenso di Bruto e degli altri, poiché Bruto è uomo d’onore, e anche gli altri, tutti, tutti uomini d’onore… Io vengo a parlarvi di Cesare morto. Era mio amico. Fedele giusto con me… anche se Bruto afferma che era ambizioso e Bruto è uomo d’onore. Si è vero. Sul pianto dei miseri Cesare lacrimava. Un ambizioso dovrebbe avere scorza più dura di questa. E tuttavia sostiene Bruto che egli era ambizioso e Bruto è uomo d’onore. Si è anche vero che tutti voi mi avete visto alle feste dei Lupercali tre volte offrire a Cesare la corona di Re e Cesare tre volte rifiutarla. Era ambizione la sua? E tuttavia è Bruto ad affermare che egli era ambizioso e Bruto, voi lo sapete, è uomo d’onore. Io non vengo qui a smentire Bruto ma soltanto a riferirvi quello che io so. Tutti voi amaste Cesare un tempo, non senza causa. Quale causa vi vieta oggi di piangerlo? Perché o Senno fuggi dagli uomini per rifugiarti tra le belve brute. Perdonatemi amici, il mio cuore giace con Cesare in questa bara. Devo aspettare che esso torni a me. Soltanto fino a ieri la parola di Cesare scuoteva il mondo e ora giace qui in questa bara e non c’è un solo uomo che sia così miserabile da dovergli il rispetto, signori. Signori, se io venissi qui per scuotere il vostro cuore, la vostra mente, per muovervi all’ira alla sedizione farei torto a Bruto, torto a Cassio, uomini d’onore, come sapete. No, no. Non farò loro un tal torto. Oh… preferirei farlo a me stesso, a questo morto, a voi, piuttosto che a uomini d’onore quali essi sono. E tuttavia io ho con me trovata nei suoi scaffali una pergamena con il sigillo di Cesare, il suo testamento. Ebbene se il popolo conoscesse questo testamento, che io non posso farvi leggere perdonatemi, il popolo si getterebbe sulle ferite di Cesare per baciarle, per intingere i drappi nel suo sacro sangue, no… No, amici no, voi non siete pietra né legno, ma uomini. Meglio per voi ignorare, ignorare… che Cesare vi aveva fatto suoi eredi. Perché che cosa accadrebbe se voi lo sapeste? Dovrei… dovrei dunque tradire gli uomini d’onore che hanno pugnalato Cesare? E allora qui tutti intorno a questo morto e se avete lacrime preparatevi a versarle. Tutti voi conoscete questo mantello. Io ricordo la prima sera che Cesare lo indossò. Era una sera d’estate, nella sua tenda, dopo la vittoria sui Nervii. Ebbene qui, ecco.. Qui si è aperta la strada il pugnale di Cassio. Qui la rabbia di Casca. Qui pugnalò Bruto, il beneamato. E quando Bruto estrasse il suo coltello maledetto il sangue di Cesare lo inseguì vedete, si affacciò fin sull’uscio come per sincerarsi che proprio lui, Bruto avesse così brutalmente bussato alla sua porta. Bruto, l’angelo di Cesare. Fu allora che il potente cuore si spezzò e con il volto coperto dal mantello, il grande Cesare cadde. Quale caduta concittadini, tutti… io, voi, tutti cademmo in quel momento mentre sangue e tradimento fiorivano su di noi. Che… ah… adesso piangete? Senza aver visto che le ferite del suo mantello...? Guardate qui, Cesare stesso lacerato dai traditori… No… no, amici no, dolci amici… Buoni amici… Nooo… non fate che sia io a sollevarvi in questa tempesta di ribellione. Uomini d’onore sono coloro che hanno lacerato Cesare e io non sono l’oratore che è Bruto ma un uomo che amava il suo amico, e che vi parla semplice e schietto di ciò che voi stessi vedete e che di per sé stesso parla. Le ferite, le ferite… del dolce Cesare… Povere bocche mute… Perché se io fossi Bruto e Bruto Antonio, qui ora ci sarebbe un Antonio che squasserebbe i vostri spiriti e che ad ognuna delle ferite di Cesare donerebbe una lingua così eloquente da spingere fin le pietre di Roma a sollevarsi, a rivoltarsi. Da Giulio Cesare, Atto III, scena 2
la belleza del lenguaje italiano , dandole gracia y fuerza dramatica al monologo de un actor shakespereano , como Victorio Gasman............es un deleite escuchar esta vil traicion al Cesar.....gracias.....
Io muoio con questa voce e di piú con il discorso di Marco Antonio. Mamma mia, grande Vittorio Gassman. per me di Vitorio Gasman il mio megliore é . di Cesare Pavese, Verrá la morte e Avra'i tuoi Occhi.
Micidiale... quando lessi il Giulio Cesare, il discorso di Marcantonio fu di certo la parte che mi colpì di più: qui Shakespeare fa dire a Marcantonio che Bruto era, e sarebbe stato, al suo posto, un oratore più abile, ma... io pensai invece che una persona come Marcantonio... è meglio averla per amica: se Cassio è colui che scatena tutto l'arcano, riuscendo perfino a convincere Bruto (e gli altri sei, ma soprattutto lui... quello a lui più fedele) l'abilità LUCIFERINA di Marcantonio nell'aizzare i presenti contro Bruto, definendolo in continuazione come "uomo d'onore"... fa venire i brividi! Altro che bacio di Giuda... qui siamo a un livello di raffinatezza parecchio superiore. E Gassman riesce proprio a fartelo "arrivare" come si deve... sembra quasi di di vederla, la scena
E pensare che il monologo autentico di marco Antonio (riportato da dione Cassio) è decisamente molto più noioso..in pratica fece un elenco di donazioni che Cesare fece al popolo ed elencò vari vantaggi che la plebe ricevette da lui, ma niente di lontanamente paragonabile alla perfidia dialettica (per usare le tue parole) che gli attribuisce Cesare. Un uomo c'era che avrebbe potuto fare un discorso simile ma era schierato con i congiurati : Cicerone.
maravilloso Gasman....maravillosa su interpretacion de esta escena....el manejo de la voz , la diccion clara , el ritmo , la entonacion justa y medida , pero libre , finalmente la fuerza semantica que libera con esta tragedia y esta expresada en el bello italiana , lengua romance ,
Cesare MOTTO, nella prima battuta non è un errore ma è voluto dall'attore. Rappresenta la commozione, malcelata, di Marcantonio, che è costretto ad essere presente a sé stesso per il discorso alle plebe. Le pause di Gassman sono pura poesia, più della voce ♥️ Mancano al teatro questi attori e uomini
Cesare MOTTO?!?! Ma quando mai! Ho ascoltato questo monologo in cuffia più di una volta e Gassman dice chiaramente "MORTO", non motto. Non occorre la tua benevola (dettata dalla comune stima che abbiamo di Gassman) ma cervellotica giustificazione per giustificare, appunto, un presunto errore di pronuncia che l'Attore non ha affatto commesso.
Gasman un grande del mondo dello spettacolo...direi il piu GRANDE...E in questo brano ne manifesta tutta la sua grandezza....Da uno a dieci....direi undici...
Un capolavoro di oratoria. Chiunque abbia un poco di cervello, da secoli pensa che antonio abbia pronunciato effettivamente quelle parole. Grandissimo shakespeare!
Inizialmente sembra di non dare tanta importanza al defunto... Comunque è Gassman ed ė bravissimo . Nulla a che fare con il monologo di Brando... Io, avrei avuto un ben altro approccio anche non essendo un attore drammatico, ma è Gassman un uomo d'onore
44 anni fa, il mio professore d'Italiano al liceo, in Argentina, ci fece ascoltare questo brano. Era un LP, un disco in vinile, in cui c'era anche un altro brano, un monologo che si chiamava "Il silenzio", di cui non ricordo l'autore. Non ce l'hai per caso?
@@artuflofloartu Se si parla del discorso ( in italiano) di Vittorio Gassman sarebbe giusto confrontarlo con uno analogo in italiano...se Gassman l'avesse declamato in inglese allora il confronto con l'originale di Brando reggerebbe. ( uno può essere formidabile recitatore anche in lingua cinese, però non sarebbe giusto confrontarlo con Gassman).
Purtroppo Gassman recita come se Marcantonio parlasse dentro ad una stanza e non in pubblico, davanti ad una folla rumoreggiante! Mi sarei aspettato più veemenza e passione.
''....qui si è aperta la strada il pugnale di cassio,qui la rabbia di casca,qui pugnalo' bruto,beneamato...il sangue di cesare si affaccio'...col volto coperto dal mantello il grande cesare cadde......''.allora,comprendo che marco antonio era presente e vide in modo distinto, la morte di cesare,descritta in modo preciso.gia' quando i romani, si inoltrarono nell'anglia si sapeva che l'imperatore non era solo.gli scottii,non sapevano, ma preso un colpo, ne dannoun altro. paolino non sapeva.eppure dico,anche paolino scriveva molto,ma paolino fu perdonato ,per scrivere molto,cesare,no.certo,fa riflettere una scena di un vecchio film di sherlock holmes, dove l'investigatore,brillantemente,per sfuggire a un attentato, mette una statua di cesare, dietro un vetro.il profilo, era simile, hlmes disse che gli uomin brillanti,hanno il naso aquilino.mah,sara'.
Certo Gassman era bravo, ma tendeva un po' troppo a declamare. Ho sentito anche attori inglesi come Anthony Hopkins, la recitazione è più sciolta ma non meno tragica. Tuttavia è un po' cercare il pelo nell'uovo