Chiedo scusa al professor Lamendola se mi senta di intervenire su qualche aspetto riguardante la campagna coloniale italiana sotto il governo fascista: mi permetto in quanto è un mio terreno di studio da svariati decenni e perché è bene che gli italiani inizino, seppur molto tardivamente e in maniera troppo "timida", a conoscerne i reali aspetti. Il giornalista Paolo Monelli, inviato di guerra in Etiopia, riferisce il pensiero degli inglesi "confinanti" durante l'inizio del lavoro italiano in quelle terre: "(gli inglesi)...ci disprezzavano ammonendoci che all' indigeno non si deve professare amicizia nè dare confidenza: e poi li pagate troppo e li viziate". Il primo atto ufficiale compiuto da De Bono giunto in quelle terre, fu l' abolizione della schiavitù, promulgando il bando e pubblicandolo in italiano e amarico, il 14 ottobre 1935 ad Adua, che metteva fuori legge lo schiavismo in tutta la regione del Tigrè. Circa l' immigrazione da anni ormai del tutto fuori controllo, giustamente presa in causa dal professor Lamendola, giova ricordare che, a quel tempo, non si poteva andare in Africa "a cercar fortuna". Anzi. Per l'Italia fascista le colonie non erano regioni da sfruttare (come altri, al contrario, hanno fatto), ma nuovi territori nei quali investire per "avvalorare il Continente Africano che rimarrà saldamente legato, da vincoli politici, demografici ed economici, al complesso unitario e concorde della Nuova Europa"...idea, mi sia permesso di aggiungere, schiacciata dal rullo pressore dei "nuovi padroni", che si rivelerà essere, tra gli altri, uno dei motivi per i quali verrà "messo sul banco degli imputati della storia", preso di mira, abbattutto e cancellato dalla memoria storica e storiografica il fascismo. Chiunque voglia additare tale tesi emarginandola nell'angusto alveo del "pensiero complottista", sappia che esistono "nero su bianco", pubblicati su "Repubblica Fascista" del 13 febbraio 1944, sette documenti massonici, ordini diretti dal "Supremo Grande Oriente Universale", alla massoneria italiana: vere e proprie "disposizioni" che rappresentano un notevole contributo storico alla chiarificazione dei punti ancora oscuri sul sabotaggio dello sforzo bellico, sulla congiura del 25 luglio e sul tradimento dell' settembre. Ciò che quel regime realizzò in quelle terre è consegnato alla Storia, anche se questa viene puntualmente, affannosamente, impunemente e quotidianamente taciuta da storici "accreditati", giornalisti, TV, radio, editoria, social e tutto il becero "carrozzone mediatico" asservito al sistema. Uno tra le migliaia e migliaia di casi occorsi nel dopoguerra, vittima dell' incosciente "epurazione" ideata e imposta dal club affaristico-finanziario apolide, attraverso la bassa e gretta manovalanza delle forze anglo-statunitensi, fu quello di Eugenio Morelli, medico, professore che prosegui lo studio e la metodica nella terapia tubercolare iniziata da Eugenio Forlanini, (che pose l'Italia all' avanguardia su tale terapia nel mondo), il quale fu "epurato" con l' accusa di aver compiuto "atti rilevanti durante il regime fascista". Si ebbe invece l' ineffabile coraggio di insignire con la "Croce di Cavaliere della Repubblica ", il "signor" Genco Russo, boss mafioso che il noto prefetto Morì aveva confinato a Chianciano: a Russo venne riconosciuta la qualifica di "vittima del fascismo". Nutro la non del tutto infondata convinzione che, l'attuale percezione distopica della realtà cui è vittima l'attuale società, ebbe i natali proprio in quel periodo.
“Se non parlerete voi, grideranno le pietre.” “Combattere l’errore e di difendere la Verità fino all’effusione del sangue.” San Pio X - Lettera ai nuovi cardinali, 17 aprile 1907 A questo siamo chiamati. TUTTI.
