METAL THEORY. Molto heavy, pure troppo 

Ciao, sono Emmanuele di D Editore! Innanzitutto, grazie per il video! No, non ce ne siamo pentiti, figurati: noi detestiamo il clima di pacata piacevolezza che circonda il mondo del libro, per cui assolutamente ben accette le critiche, che ci stanno. Non rispondo a quelle di natura personale, perché giustamente i gusti son gusti 🙂Però, dai, rispondo alle altre critiche, per quanto mi concerne almeno. Parto dalla questione dell'accademismo del tone of voice. Questa critica mi sorprende, per due motivi: 1) siamo considerati una casa editrice molto punk e pop, decisamente anti-accademici: in tanti anni è la prima volta che ci dànno degli accademici, e la cosa mi sorprende e diverte 😀2) Ci sta che trovi il linguaggio un po' barocco. In effetti, credo che per molti degli autori e molte delle autrici, ci sia stata anche la volontà di ricalcare alcune atmosfere ricche di orpelli di certo metal, soprattutto degli anni '90-2000. D'altronde però, resta un libro di filosofia - filosofia pop, ma pur sempre filosofia - nato all'interno di una bolla, quella libertaria, dove alcuni termini sono in realtà d'uso comune. Ad esempio, l'espressione "hauntologico" che in effetti è specialistico, ma ben conosciuto dal mondo libertario dei cccciovani 🙂 Diciamola così: stanno parlando "esattamente" a quella tribù, o a una serie di tribù, che non per forza deve essere il metallaro random, quanto un giovane filosofo che può dirsi "cazzo, allora posso ragionare anche sul metal"! (E lo dico da metallaro che ha sempre vissuto con un po' di insofferenza certo intellettualismo da un lato e certa grettezza dall'altro... Sono un po' contradditorio? Ma sì!) Il progetto era comunque questo: iniziare a porre le basi per una "filosofia" del metal, e quindi ovviamente non nego che ci possano essere delle spigolature e delle cose un po' grezze! Come ti dicevo, mi incuriosisce la tua critica perché invece in ambito accademico è un testo che sarebbe irricevibile, per tema e tono 🙂 Oh, però ci può stare, è uno dei nostri libri più "oscuri" e "opachi", e soprattutto non si può mica piacere a tutte o tutti! 🙂 Ma restiamo in contatto, mi farebbe piacere parlarne un giorno dal vivo, o al telefono, o come ti pare a te! Un forte abbraccio a tutto il canale, Emmanuele - D Editore

Cosa mi è appena tornato in mente! Anch'io vengo da facoltà umanistica e ho ben presente l'"accademichese". Qualche volta era capitato che, per poter studiare/ripassare con più immediatezza, mi "riscrivessi" il libro in questione, o almeno i capitoli più ostici, facendone una sorta di riassunto più lineare e digeribile nello stile.

E comunque hai la sigla migliore di tutti. Perfetta.

Della stessa casa editrice ho preso Cronofagia e Anarcoccultismo, lasciando Metal Theory sullo scaffale, hanno un po' lo stesso problema e credo che pubblicare "l'accademichese" sia l'indirizzo editoriale

Mi ricorda la professoressa di storia dell’arte contemporanea che ci fece comprare il suo libro, diciotto euro per un libro che esprimeva concetti semplici scritti in modo difficile. Roba da dover cercare le parole sul dizionario. Era il 2004, tempo fa ho ritrovato lo stesso libro in un mercato dell’usato e dopo averlo sfogliato mi sono chiesto come ho fatto a dare l’esame quando avevo 19 anni.

Dove c'è accademismo c'è sola

Quando, da giuovine, sentivo l'espressione True Metal (o Tru Medol) mi cadevano le braccia... 🤪 (Colpa mia, non riesco ad essere "Tru Medol" Non riesco ad essere "seria" 🤪🤪🤪)

Vorrei sapere che ne pensi di Kim Dracula, secondo me ti piace.🤣

La prosa accademica, come la chiami tu, nasce da Hegel e company e dall’idea che “solo gli eletti possono accedere all’università” (idea classista assolutamente infondata) Sinceramente, io il libro lo visionerei anche, visto che leggo qualsiasi cosa abbia a che fare col Metal. Come “metallaro non è esperto”? 🤨 la maggioranza dei Metallari è super colta e sono super impegnati nell’attivismo culturale.

Ok. Direi che le braccia mi son cascate lo stesso, da che esponi e recensisci...

Meh meh meh meh. Capisco le tue remore, trovo che sia un problema che tende a presentarsi più spesso del solito negli antri oscuri che ci piace frequentare, credo anche però che faccia parte del gioco, gioco che non apprezzo: essere coscienti che il materiale pubblicato non avrà comunque appeal su un pubblico vasto e allora perché scrivere per un pubblico vasto? Scriviamo per la nostra cerchia. Esattamente come il black metal della prima ora, senza i testi delle canzoni screamate, che per sapere cosa dicessero dovevi per forza di cose avere un contatto con chi le aveva scritte. Credo che loro sappiano esattamente a chi il libro è rivolto e perché è stato scritto in universitese