In origine, sul sito esisteva un piccolo convento dei Padri Agostiniani, costruito intorno al 1600 con la chiesa del Santissimo Crocifisso. Durante l'assedio del 1747, il fabbricato fu circondato dai trinceramenti genovesi, affiancati da un paio di batterie puntate sulla Polcevera.
In un primo tempo, gli inglesi che occuparono la città tra la caduta di Napoleone e l’annessione al Regno Sardo, posizionarono dell'artiglieria nell'antico complesso monastico. L’idea originaria era di trasformare le strutture esistenti in fortificazione, con le opportune modifiche.
Invece, nel 1818, il Corpo Reale del Genio Sardo decideva la sua totale demolizione, per costruirvi una fortificazione. I lavori terminarono nel 1830.
Durante i moti del 1849, l’opera fu utilizzata come prigione, sia per i rivoltosi che per i comuni cittadini; al suo interno si consumarono orrende atrocità.
La dotazione d’artiglieria alla fine dell’ottocento era di due cannoni da 16 GR e otto obici da 21 GRC; l’opera era presidiata da 50 soldati, ai quali se ne potevano aggiungere altri 100 in caso di necessità, da collocare “paglia a terra”.
Il complesso è stato abbandonato dalle autorità militari intorno al 1914. Successivamente è stato utilizzato come civile abitazione, funzione mantenuta anche al termine del secondo conflitto mondiale, ospitando famiglie di sfollati. Dopo essere rimasto in abbandono per alcuni anni, oggi è di proprietà del Comune di Genova ma non è visitabile.
29 сен 2024
