@@matteopulla2990 secondo me ha ragione il signore che ha commentato dopo, Gin V. , l'esempio del mare è diverso dal tuo, su cui concordo, mentre quel "non so" vorrebbe anche essere una richiesta di essere convinto dagli altri. A questo proposito, io sono un pó arruginito perché ho finito il liceo al tempo dei romani, ma non è che l'esempio che hai riportato, quello di Aldo, Giovanni e Giacomo, come forse in parte quello che dice Mercadini, ha un qualcosa che assomiglia a qualche forma retorica? Tipo quella che si chiama "Preterizione"? Consiste nel fingere di voler tacere ció che in realtà si dice. Un esempio: "Non ti dico che caldo faceva". Oppure, la famosa orazione funebre di Marco Antonio nel "Giulio Cesare" di Shakespeare, subito dopo la morte di Cesare, quando ribalta la posizione degli assassini, Bruto e compagnia, esaltando Cesare mentre finge di difenderli.
@@matteopulla2990 tranquillo? No ma non era né una critica né una provocazione, era una domanda a chi volesse rispondere, non solo a te, la mia e uno spunto di riflessione. Avevo trovato che il tuo esempio fosse più calzante di quello del primo signore e poi mi era venuta in mente quella forma retorica, me la ricordavo perché la si trova spesso, legata anche e soprattutto, a una parte almeno del discorso di Mercadini e chiedevo appunto se qualcuno mi potesse confortare o ero fuori strada, tutto qui, niente di che.
Sembra che hai preso un mio pensiero, che stava lì confuso nella mia testa e gli hai dato forma attraverso un discorso aggraziato e piacevole. Grazie, questa rubrica è stupenda.
L'ultimo giorno di zona gialla siamo andati a pranzo tra amici. Uno di noi, noto per essere molto ciarliero, si lancia in un monologo sui professori del suo corso di filosofia, cui francamente quasi nessuno presta troppa attenzione. A un certo punto il chiacchierone si interrompe e l'unico che stava prestando attenzione gli chiede "e quindi?". Quello sgrana gli occhi ed esclama con sorpresa "Ah, ma allora mi stavi ascoltando!". La cosa e questo video mi hanno fatto riflettere e lo dico perché spero che faccia riflettere anche qualcun altro. Buone feste e grazie per i bei contenuti.
La immagino, tua figlia che dopo 4 ore che parli chiede "papà, mi leggi un'altra favola?", e te che rispondi "ma amore, ancora dobbiamo finire questa!" Ahahah
Questo perché la lingua è un sistema così complesso e radicato nell'uomo che davvero è come un prurito in molti casi. Eppure anche questo è comunicazione, e ne è una parte fondamentale! A me piace pensare il nostro linguaggio come il DNA, catena di migliaia di parole di cui però solo una piccola parte codifica effettivamente qualcosa. Eppure se non ci fosse quella marea di suoni non codificanti non ci sarebbe la poesia ma solo telegrammi freddi e corti, che si addicono più ad una macchina che non a un essere fatto di linguaggio.
Praticamente è un trasformare un segno in quello che in linguistica si chiama indice, un segno che passivamente comunica qualcosa come il fumo che rivela un fuoco o uno starnuto che rivela un raffreddore. E si, praticamente l'uomo rilascia indici tutto il tempo, da cosa veste a come cammina, se ti saluta o se passa avanti girando la testa. La cosa interessante però, e ribalto la visione, è la nostra capacità di cogliere i sottotesti, anche quando non ci sono, o quando sono diversi, o quando vengono nascosti!
Finalmente qualcuno che ha riassunto il perchè sto zitto e non parlo mai in casa,a cena, o in momenti in cui non c'è davvero niente da dire. Grazie Roberto, sei incredibile.
È incredibile come ogni volta che apro youtube e vedo un tuo nuovo video nella home mi si stampi un sorriso in faccia. Buone feste a te e alla tua famiglia
Questa riflessione mi ha fatto venire in mente una frase del film 'The eternal sunshine of the spotless mind' in cui il protagonista a un certo punto dice: "parlare in continuazione non significa comunicare".
"Se mi lasci ti cancello"....terribile....purtroppo, da tempo credo che i traduttori dei titoli dei film stranieri in italiano, fumino delle sostanze molto pesanti...Un esempio su tutti: "Vertigo", tradotto con "La donna che visse due volte", che di per sé magari non è neanche così terribile, se non fosse che, oltre a tutto, contiene pure un mezzo spoiler...O "Lost in translation" con "L'amore tradotto", oppure, "The Return of the Pink Panther", tradotto con "La Pantera Rosa colpisce ancora ": peccato che il film successivo si intitolasse: "The Pink Panther Strikes Again", per cui, i traduttori si trovarono di fronte ad un problema: e mò come lo traduco, visto che ho già usato lo stesso titolo? Così lo tradussero con: "La Pantera Rosa sfida l'ispettore Clouseau". Una situazione analoga successe con un paio di film della serie del "Pianeta delle scimmie".
Ciao. Se ti fa piacere passa a visionare due video che ho pubblicato. Se ti piacciono lascia un commento o un like. Basta cliccare su domenica bianco. Grazie di cuore e auguri di buon anno!
Gli uomini e le parole, stupenda! Questa favola con una folgorante semplicità spiega un concetto che molto spesso si affronta quando si pensa alla narrazione teatrale: l'essenzialità della parola, il bisogno della parola!
La parte finale ha racchiuso in poche parole tutta la spiegazione e il significato di questo video. "Perchè lo dico?". Mi ha fatto venire in mente il teatro, una cosa che ci accomuna. Ti ho anche visto due volte a Firenze e i tuoi spettacoli mi mancano. Come sai benissimo per un personaggio è fondamentale sapere il perché dire una cosa. Il motivo per cui la si dice e tutta la psicologia a cui si può arrivare pensandoci. La recitazione è un arte così umana e dovrebbe essere umano e normale chiedersi il perchè dire una certa cosa, a volte le persone si fanno prendere dall'istinto, dal'impeto del momento, parlano a caso e sputano parole. Quando entrambi sappiamo cosa è più importante: il pensiero e le emozioni. Le parole arrivano molto dopo, cose importantissime e fondamentali, le parole, ma arrivano dopo. Un abbraccio grande ❤
E adesso siamo gelosi di tua figlia che si becca le tue letture e i tuoi spettacoli dal vivo, per di più gratis ed esclusivi. Che bimba fortunata.😅 Auguri per questo feste e per l'inizio dell'anno nuovo Roberto, sei stata una piacevole compagnia in questo anno terribile (ma non poi così terribile dai). Ti auguro tutto il bene del mondo a te e a chiunque ti voglia bene, e oltre ai tuoi cari, siamo in tanti a volertene; quindi estendo gli auguri a chiunque ti segua. Spero il prossimo anno ci sia modo di vedere finalmente il tuo spettacolo qua a Firenze, e magari di conoscerti di persona. Ancora auguri.🙃 P.S. si dice septum, non sectum. 😉
...a volte, si dicono cose "stupide" non tanto per fare gli stupidi quanto per entrare in relazione con l'altro...come dici tu, "per rompere il ghiaccio" ;). Bello che ci inviti a riflettere sul perché parliamo e perché diciamo "x" piuttosto che "y". I perché possono essere diversi, é vero! Ma credo che, in fondo, siano tutti accomunati dal desiderio di socializzare e sentirsi parte di una comunità :). Grazie Roberto per questo spunto.
Conosco quel libro e alcune favole le ho usate in classe per i miei alunni delle elementari! Grandi spunti di riflessione, ma anche tanti punti di domanda su alcuni volti!! 😊
Ho finito di ascoltare con audible il tuo "Bomba atomica". Mi è piaciuto molto, complimenti. Coinvolgente, una combinazione sapiente di storia, biografie e riflessioni esistenziali. Aspetto il prossimo libro :) P.s. Ti seguo dal tuo video su Tolle, di cui riconoscevi il talento e che definivi simile al gnomo della Loacker :D Qualche anno fa avevi detto che forse avresti fatto un video su René Girard. Sarebbe bello se ogni tanto ci proponessi alcuni pensatori e visioni significative degli ultimi decenni. C'è un gran bisogno di provare a dare senso alla complessità della vita. Buone cose.
Non è in contrasto con quello che hai detto, ma voglio ragionare in senso volutamente distorto, e dire che io non trovo così tante malignità in parole, mi verrebbe da dire, "che escono da sole", come una risata o un pianto. Certo se ammorbano il silenzio "a vuoto" è inutile, ma le parole fanno parte della nostra vita come i nostri polmoni o il nostro fegato, come le nostre relazioni, come le nostre passioni, non credo siano una cosa totalmente razionale avente sempre uno scopo razionale. Da un altro punto di vista rispetto a quello che esprimi in questo video, si potrebbe addirittura dire che le parole siano significative proprio solo quando esprimono il nostro puro star vivendo, quando vengono dette perchè si sentono e basta, quando ci escono spontaneamente quanto una risata, un pianto o un grido di dolore, quando agiscono come un battito del nostro cuore, che non vuole esprimere niente se non la nostra vita. Volevo solo dare uno spunto.
Argomento molto interessante che è un sogetto della discplina linguistica chiamata "la pragmatica". Austin ha scritto "how do things with words" negli anni 1960 più o meno su questo argomento e si chiede anché cosa è il signifacato o lo scopa, anzi il potere delle parole e dei discorsi. Si chiede se un messagio serve o vuole sempre tradurre la realta. Infatti, non sempre, anzi spesso no :)
la comunicazione è un comportamento e la pragmatica è un aspetto onnipresente nella comunicazione. Se per alcuni sembra banale, vorrei ricordare che ci siamo arrivati solo nel secolo scorso
Molto spesso si parla per esprimere dei sentimenti, cosa sentiamo, e magari usiamo delle parole banali ma quello che conta nella comunicazione e’ il “non verbale” quindi non cosa si dice ma come
Sono a metà video ma ho una domanda: Le domande, appunto, come si dovrebbero considerare? Ad esempio per rompere il ghiaccio, secondo me, l'ideale sarebbe fare l'esatto opposto del dire "che fatica!" o "che bella giornata!". L'ideale sarebbe fare domande che realmente ti incuriosiscono, ma che ti sorgono spontanee: "cosa ne fai della tua vita? Che musica ascolti?" E via discorrendo, quelle domande che sì, ti sorgono spontanee come la voglia di grattarti quando hai prurito, ma che alla fine hanno un obiettivo. Queste domande sono una via di mezzo?
Non è una sorpresa che le riflessioni, trasformate in brillanti monologhi grazie al tuo estro teatrale, siano illuminanti e istruttive, ma questa in particolare è qualcosa di più: è necessaria.
A questo punto, visto che si è parlato, senza dire niente XD, del fatto che si parla per svariati motivi, mi piacerebbe che lei facesse un video dove si parla di come fare cose con le parole. Se è interessato le consiglio due libri: "how to do things with words" (come fare cose con le parole) di John Austin dove viene spiegata la teoria degli atti linguistici e "Speech acts" di un altro John che fa di cognome Searle però. A mio avviso molto interessanti.
Piccola, piccolissima nota: si dice sePtum, perché viene forata una parte cartilaginea del setto nasale :) per il resto, come sempre, ti adoro e parli, racconti, filosofeggi incantevolmente
Ci sono un infinità di parole connesse tra di loro che possono essere perfette ma non volere dire nulla come è anche vero che ci sono cose che per essere dette non hanno bisogno di essere ben articolate. Il primo assioma della comunicazione è che non si può non comunicare
Desmond Morris diceva che il linguaggio ha diversi scopi fondamentali, tutti di carattere sociale e collaborativo, ovvero comunicare informazioni e stati d'animo. Poi ci sono quelli che chiama "discorsi di pulizia" (o qualcosa del genere), ovvero quelle chiacchiere che non hanno uno scopo nè informativo nè comunicativo, ma che hanno, nella nostra società, il ruolo che nei primati ha il pulirsi a vicenda il pelo, cioè principalmente passare il tempo assieme, rafforzare legami sociali, di amicizia e collaborazione, apparendo divertenti, affascinanti, intelligenti, etc... praticamente non se ne esce, come apriamo bocca stiamo semplicemente urlando "ti prego, o branco a cui ambisco ad appartenere, accettami!!!"
@@francescopiocapasso2931 facile a dirsi. Ho sempre l'impressione che qualsiasi cosa io possa dire sia inutile, superflua e tediosa. Forse perché è così che considero tutti i vuoti discorsi di pulizia fatti dagli altri. E ho un blocco che non riesco a superare.
Tempo fa, in una pausa pranzo siamo finiti a parlare di come porre fine alle conversazioni a senso unico non richieste. Quelle situazioni in cui qualcuno, che sia per sfogarsi, mettersi in mostra o passare il tempo, ti parla di sè e dei fatti suoi a tamburo battente, e tu contribuisci al limite con qualche diplomatico "mmh mmh". Come intervenire sperando di arginare il fiume in piena, senza svelare il proprio disinteresse? Alla fine trovò consenso l'uso di un "Ah ció [tipicamente romagnolo], d'altronde è così". Voi di solito come ne uscite?
@@fedra76it aspetti il momento giusto e ne approfitti per cambiare discorso, portandolo su un terreno comune dove ci possa essere un minimo di scambio e di dialogo. Se non funziona neanche stavolta, appena puoi saluti e cambi interlocutore. Teoricamente, questo è il modus operandi =)
Sono felice che Mercadini abbia parlato di Bencivenga, segnalo fra i suoi libri anche "filosofia: istruzioni per l'uso" (soprattutto il primo, che credo però sia fuori catalogo) e "giocare per forza". Ho visto che ha scritto molte altre cose ma non le ho lette, dovrei procurarmele :-)
Non so se è lo stesso per altri video, ma ti consiglio di togliere l'autofocus e la regolazione automatica della luce così la camera resta fissa su un valore e non si vede lo sfondo cambiare luce o non rischi di rimanere sfuocato nel muoverti Ps: niente da dire, bellissimo video è un tema che ultimamente mi tocca molto ultimamente
La comunicazione può dunque essere direttamente finalistica o sociale/inconscia. Spesso il nostro bisogno di comunicare soggiace a istinti inconsci di approvazione, affermazione, sfogo. E bello che sia così, la maggior parte della varietà della comunicazione nasce in questo modo, anche se, come per molte cose, sarebbe meglio se ne fossimo tutti un po' più consapevoli
Ciao Roberto! Mi piacciono un sacco i tuoi video e ti seguo sempre perché trovo molto interessante quello che dici/racconti e mi piace anche il tuo modo di pensare, o quanto meno mi piaccioni i pensieri che trasmetti con i tuoi video. Oltre a farti due complimenti ti sto lasciando questo commento per farti sapere che quel piercing di cui parli si chiama septum e non come l hai detto tu. Non voglio sembrare il classico puntiglioso caga cazzi :) te l'ho voluto dire semplicemente perché mi sembra che a te interessi dire le cose esatte, mi sembra che se te non conosci una cosa per bene ti piaccia approfondirla e saperla il meglio possibile. Quindi ho pensato che magari ti potesse interessare che quel tipo di piercing in quel posto si chiama esattamente septum, un pochino ne so perché sono appassionato di piercing. Tutto qua :) comunque continua così adoro i tuoi video li guardo e li riguardo sono super affascinanti, ciao Roberto e buone feste!
ciao mercardini, il piercieng al naso si chiama septum, prende il nome dalla parte del corpo alla quale si attacca, infatti non a caso, si parla di "setto (septum) nasale" buone feste! :)
Parlare per non dire niente penso sia una pratica moooolto diffusa e penso che derivi dal fatto di alleviare la tensione che viene creata con l atto del pensare. E un modo involontario ed automatico di proiettare il proprio io nel mondo circostante
Caro Roberto, mi bastano le ragioni che ti saprai dare da solo per motivare quest'espressione d'affetto. a me piace molto la tua barba! Ancora avvalendomi delle ragioni che ti saprai dare solo (spiegherò le mie volentieri se dovesse presentarsi l'occasione) spero tu decida di approfondire il tema che hai introdotto qui e che a mio avviso è uno dei vasi di pandora dell'immaturità umana. Con un desiderio che diventa quasi un bisogno mio stesso, dalla necessità generalizzata che riconsoco nel mio piccolo, vorrei tu facessi luce sulle implicazioni di ciò che hai trattato in questo video. Onoraci della qualità del tuo impegno per capire che cosa significa parlare attribuendo un significato, che diventa oggetto della comunicazione e sopratutto, cosa significhi e comporti protrarsi in questi automatismi per le relazioni, il rapporto con se stessi, il potenziale creativo della mente, pena è l'appiattimento in contraddizione con la natura stessa della parola che è... è un vaso da cui si riversano tanti mali. colgo l'occasione per due cose che desidero fare da diverso tempo, la prima già l''ho fatta, la seconda è indicarti un duo italiano la cui discografia a me viene di associare alle grandi opere, il nome del gruppo o progetto è Uochi Toki, non mi dilungherò a spiegare come sia meglio secondo me fare esperienza della musica, al loro ascolto ti posso introdurre, citando me stesso, con ciò che ho scritto per i miei coinquilini e consorti, amici ormai da 6 anni, l'ultima volta che ho fatto ciò che sto facendo con te: "Vi propongo l'ascolto di questi tre brani col fine di introdurvi al linguaggio degli Uochi Toki, per poi magari approfondire con temi il cui fulcro e sviluppo possono essere motivo di grande riflessione. L’utilità che, per me, hanno avuto ed hanno è un valore di cui spero di farmi mezzo io stesso, da loro a voi, attraverso una discografia ricchissima e densissima di interpretazioni sottili e approfondite. Parlano di modi di concepire la realtà, dei mezzi che tutti noi usiamo e non usiamo per interpretare i contesti, la sfera emotiva, se stessi, gli altri, i rapporti… Loro hanno e sono un grande valore secondo me; la loro analisi lo è, ce l’ha, non per le conclusioni ed affermazioni in se, o meglio, non solo per quelle, è una visione, quella di qualcun altro che si addentra nel proprio schema di pensiero e ci dice cosa vede e cosa pensa, come lo fa... un progetto che è diventato opera nel protrarsi del loro impegno. dico a chi ci proverà: prendetela per come è, la loro opera, quella di una persona diversa da voi, come egli voleva che fosse. Non è necessario piaccia sempre (loro ci giocano con questo), vi invito a fare lo sforzo di tentare di capirla così com'è. Vi voglio fondamentalmente bene a tutti." mi ero ripromesso di non impegnarti per molto, mi spiace se è stato troppo, non so come sia essere dall'altra parte, lo youtuber, ma continui a trasmettermi affetto per gli sviluppi narrativi. e a questo punto ti mando la stessa playlist che ho mandato a loro con la promessa di aggiornarla se ci fosse riscontro. open.spotify.com/playlist/6RIFEU4rFq6tan2hUVCaw1?si=VhFtK5V6T6mjFIaMGChrfA
Il "lasciar dedurre" è un'arte molto spesso più diabolica dell'informare....Informare poi non è sempre un'azione "positiva" potrei avere l'esigenza di in-formarti per trarne beneficio. Molto interessante questa rubrica, "spreco" il mio tempo ascoltandoti molto volentieri, grazie.
" gli umani parlano spontaneamente solo per sentirsi pensare e quindi dedurne di essere vivi. prendi robinsonn crosue, per esempio, o chiunque viva in completo isolamento : comincia a parlare ad alta voce ,pur avendo la certezza che nessuno lo ascolti, questo perché la mancata comunicazione orale è inconsciamente assimilata alla morte. prendi il voto del silenzio proprio di alcuni ordini monastici, o il silenzio imposto alle donne da alcune culture primitive, o l'usanza della museruola sulla bocca del nuovo calendario in corso : sono tutte torture subliminali ,che preparano alla fine del Logos. poi, lo so lo so che c'è gente che ,a parere di altra gente, chiacchiera troppo e a sproposito, ma funziona come per i consigli circa la barba e i capelli: la lunghezza e la bellezza dei discorsi è soggettiva ".
Ci sono delle frasi che vengono dette per rompere il ghiaccio..per stabilire un contatto. Come prendere il la in orchestra. È per ascoltare come risuona la sala, per rompere il ghiaccio con il pubblico.. Non per accordare gli strumenti. Normalmente vengono accordati prima e con molta calma.
Grazie per quest'altra interessantissima riflessione. Ho controllato su Amazon.com per l'acquisto del libro ma, siccome vivo negli Stati Uniti, e' disponibile solo "La Filosofia in 82 Favole" (2017) . E' lo stesso?
le favole di Bencivenga... questo libro mi ha motivato ad iscrivermi in filosofia ad unibo. lo consiglio a qualunque giovane in età scolastica che non sappia cosa sia la filosofia e se... qualunque forma di dialogo/informazione potesse essere vista alla luce di un parlare "tanto per"? e se... persino un paper di economia potesse essere visto alla luce di un parlare "tanto per"? ovvio che sì, anzi non è ovvio. è per questo che c'è questo video, e quella favola di bencivenga, e questo commento. il mio proposito potrebbe essere dire qualcosa per non dire nulla, che in verità è difficile: c'è sempre una ragione che uno ci trova o che gli altri ci trovano. d'altronde, anche adesso dico per gioco.
Tutti gli esempi che porti del “non dire niente” mi sembrano espressioni di emozioni, o semplicemente di un sentire.... un percepire. Mentre ascoltavo il tuo video mi è venuta alla mente l’immagine di un neonato che piange! Cosa vuol dire pur senza parole? Allora mi sovviene un dubbio. Non è che associando il linguaggio solo alla nostra ragione, alla sfera razionale, ci perdiamo qualcosa?
Ho visto che questo libro è stato pubblicato nel 2007, ma la favola sembra proprio raccontare quello che succede oggi in rete: molte persone parlano senza parlare, dicono qualcosa senza rivolgersi a qualcuno in particolare, solo per rispondere a quella domanda che ti pone facebook all'inizio di ogni sessione: "A cosa stai pensando?"
Vigotskij infatti, in perfetta circolarità mercadìnica, l'aveva pre-detto nella sua opera: ma non perché voleva dir qualcosa cioè sapeva cosa diceva, così tanto per dire - come si piange/ride.
Spesso mi accusano di essere logorroico, quando dal mio punto di vista penso di saper trovare delle digressioni in maniera facile e - a mio avviso - interessanti; sì, effettivamente ammetto di diventare un po' troppo loquace ma mi capita soprattutto in automatico come "misura di contenimento" quando noto che ci si trova con una persona, magari appena conosciuta, che fa fatica ad aprirsi e a creare conversazione. Conscio di ciò, so di aver mietuto vittime inconsapevolmente e spesso me ne dispiaccio in un secondo momento :') Detto ciò, potrebbe essere possibile definire una linea di "vuotezza lecita" delle parole e delle conversazioni? O non lo sono mai? Oppure lo sono sempre?
i destinatari dell'espressione verbale possono essere gli altri (fisicamente presenti o un'entità o un caro trapassato) o solo se stessi... oppure nemmeno se stessi? :D
Mooolto interessante. Mi dispiace molto non aver afferrato subito la riflessione profonda della favola proprio perché passo praticamente l intero giorno quasi a studiare qualsiasi retroscena di ogni parola detta ( speculazione sulla cultura di chi parla, grado di banalita, complessita delle argomentazioni etc etc )... Come fosse una malattia, perche in realtà spesso ne esco annoiato xD
Il linguaggio, nato per comunicare, è paradossalmente un freno alla comunicazione perché spesso la "intenzionalità " che vogliamo esprimere rimane ingabbiata nei vincoli del linguaggio stesso. Forse chi parla e non dice niente, dentro di sé avrebbe tanto da dire.
Poi ci sono io che mando dei messaggi in cui scrivo che non ho nulla da dire, per non essere sola nella mia mancanza di elementi di pensiero da condividere
Molto interessante. A questo punto bisognerebbe capire cosa s'intende con la parola "dire". Edit: anche il parlare giusto per il gusto di farlo è bello, altrimenti molti grandi scrittori non sarebbero ciò che sono.
Ciao Roberto, io ho dato un interpretazione diversa dalla tua , soffermandomi quando fa riferimento a ''le persone dicono ti amo , e ti odio ma non vogliono dire nulla '' mi sembra si faccia più riferimento allo svuotarsi di significato della parola in quanto concetto, un pò come l'infantilità di usare certi termini in modo inappropriato, come due persone che si dicono ti amo o ti odio,ma senza amare o odiare d'avvero.